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Pensare in modo critico sull'aborto: Perché la maggior parte degli aborti non sono moralmente sbagliati; Perché tutti gli aborti dovrebbero essere legali: "Thinking Critically About Abortion" in Italian



 Pensare in modo critico sull'aborto

Perché la maggior parte degli aborti non sono moralmente sbagliati

 

Perché tutti gli aborti dovrebbero essere legali


NATHAN NOBIS

KRISTINA GROB

Open Philosophy Press

2019

 

Questo testo è disponibile su

 AbortionArguments.com

 

Questo lavoro è distribuito sotto la licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY) . Sei libero di: Condividere, copiare e ridistribuire il materiale in qualsiasi mezzo o formato. Adattare, trasformare e costruire sulla base di questo materiale per qualsiasi scopo, anche commerciale, sotto le seguenti condizioni. Attribuzione: devi dare credito appropriato, fornire un collegamento alla licenza e indicare se sono state apportate modifiche. Puoi farlo in qualsiasi ragionevole forma, ma non in una forma che suggerisca che l’autore originale approvi le tue opinioni o il loro utilizzo.

 

Copertina: Vincent Van Gogh

Il buon samaritano (1890)

 

ISBN: 9798355062729

Impronta: Pubblicato in modo Indipendente

Traduzione in italiano: Marco Musy

       

Prefazione

 

Siamo due professori di Filosofia che insegnano regolarmente Etica all’Università. Durante le lezioni gli studenti imparano come definire meglio i problemi, sviluppare l’abilità di spiegare sistematicamente perché alcune argomentazioni si considerano migliori di altre e apprendono come mettere alla prova, seriamente e rispettosamente, idee diverse dalle proprie. Abbiamo scritto questo libro per rendere più facilmente disponibili i risultati del pensiero filosofico, data l'attuale necessità nella nostra società di una seria discussione sull'aborto.

Per molte persone, l'aborto è una questione sulla quale il dibattito risulta estremamente frustrante e infruttuoso, dove sembra impossibile fare progressi per raggiungere una reciproca comprensione, e ancor meno raggiungere una soluzione condivisa. Un aiuto a tale situazione può venirci dall’applicazione di tecniche fondamentali del pensiero critico, che consistono nel cercare di definire accuratamente tutti i termini del problema, testare le definizioni, esaminare la struttura logica degli argomenti in modo tale che ogni passaggio possa essere valutato nei suoi punti di forza e di debolezza.

Quando le emozioni dominano il discorso, a volte abbiamo bisogno di fare un passo indietro e usare quella stessa passione per pensare in modo calmo, freddo e critico. Questo ci aiuta a comprendere meglio le posizioni e le argomentazioni di chi vede le cose diversamente da noi, così come rivedere le nostre stesse posizioni, permettendo che le nostre opinioni cambino per il meglio.

Nel presente saggio raggiungeremo la conclusione che l'aborto in generale non è moralmente sbagliato. Inizieremo con alcune considerazioni che non sono particolarmente controverse dal punto di vista morale: è certamente sbagliato uccidere adulti, bambini e neonati fondamentalmente perché loro, noi, siamo soggetti consapevoli e capaci di sentimenti. Sulla base del fatto che il feto nelle sue prime fasi dello sviluppo manca del tutto di queste caratteristiche, sosterremo che non è  intrinsecamente sbagliato sopprimerlo. Siccome la maggior parte degli aborti avviene in questa fase della gestazione segue che la maggior parte degli aborti non sono moralmente sbagliati, in quanto avvengono prima di possibili stati di autocoscienza del feto.

Inoltre, poiché il diritto alla vita non equivale al diritto di disporre del corpo di terzi, il feto, anche qualora si considerasse come persona, potrebbe non avere diritti sul corpo della donna che lo ospita, la quale avrebbe invece il diritto di non consentire al feto l'uso del proprio corpo. Ciò andrebbe nella direzione di giustificare la scelta all’aborto, almeno fino a quando una futuristica tecnologia non consentisse il reimpianto di un feto in un altro utero. Nella misura in cui ogni azione moralmente ammissibile dovrebbe considerarsi legale, gli aborti dovrebbero essere legali.

Nell'argomentare queste posizioni ci occuperemo di:

 

(1) discutere come definire accuratamente il termine aborto

(2) respingere molte argomentazioni logicamente circolari che si limitano ad assumere le loro stesse conclusioni

(3) confutare alcune argomentazioni “superficiali” o insufficienti

(4) spiegare perché certi argomenti filosofici contro l'aborto non sono validi

(5) fornire alcuni argomenti solidi che mostrino come almeno gli aborti che avvengono all’inizio della gravidanza non sono moralmente sbagliati

(6) discutere brevemente l'etica e la legalità degli aborti che invece avvengono negli stadi avanzati della gravidanza.

 

Questo saggio non è scritto per fornire argomenti retorici su come “avere la meglio in una discussione”. Non è pensato per aiutare nessuno a “vincere” un dibattito. Si “vince” solo quando si affronta una discussione con onestà, umiltà, calma e rispetto.

Questo libro vuole essere un'introduzione ragionata e sistematica alla questione seguendo questo modello. La discussione qui proposta non deve considerarsi come la “prova” assoluta di nulla: è un tema che va compreso in profondità e discusso con la dovuta attenzione.

 


Indice


1. Introduzione 1
 

2 Definizione di aborto 7

2.1 Assassinare bambini 7

2.2 Interruzione di gravidanza 10

2.3 Sopprimere una vita 12
 

3 Autocoscienza nel feto ed altri fatti sull’aborto 13

3.1 L’autocoscienza nei primi stadi dello sviluppo 13

3.2 Quando si verifica la maggior parte degli aborti 15

3.3 Perché si verifica la maggior parte degli aborti 16
 

4 Argomenti invalidi 19

4.1 Argomenti circolari 19

4.1.1 Contro l'aborto 19

4.1.2 A favore dell’aborto 21

4.2 Argomenti superficiali 22

4.2.1 Contro l'aborto 22

4.2.1.1 L'aborto pone fine a una vita 22

4.2.1.2 L'aborto uccide neonati e bambini 24

4.2.1.3 L'aborto è omicidio 24

4.2.1.4 L'aborto uccide esseri innocenti 25

4.2.1.5 L'aborto è pericoloso per le donne 25

4.2.1.6 La Bibbia dice che l'aborto è sbagliato 26

4.2.1.7 L'aborto ferma un cuore che batte 29

4.2.1.8 Ti piacerebbe che … ? 30

4.2.2 A favore dell'aborto 31

4.2.2.1 Le donne hanno il diritto di fare quello che vogliono con il proprio corpo 31

4.2.2.2 Chi si oppone all'aborto vuole solo controllare le donne 31

4.2.2.3 Gli uomini non dovrebbero decidere su questioni che riguardano le donne 32

4.2.2.4 Donne e ragazze moriranno se l'aborto viene proibito 32
 

5 Argomenti validi, gli argomenti dei filosofi 33

5.1 Argomenti contro l'aborto 33

5.1.1 Il feto è umano 33

5.1.2 Il feto è un essere umano 35

5.1.3 I feti sono persone 40

5.1.4 I feti sono persone potenziali 43

5.1.5 L'aborto impedisce al feto di vivere il suo futuro 44

5.2 L'aborto è giustificabile in certi casi 46

5.2.1 Non ci sono buone ragioni per proibire l’aborto 46

5.2.2 Embrioni e feti non sono coscienti o capaci di sentire. Il concetto di persona e di danno 46

5.2.3 Il diritto alla vita e diritti sul corpo di qualcun altro 47

5.2.4 Stupro e aborti tardivi 49
 

6. Conclusione 53
 

7 Per ulteriori letture 55
 

8 Domande per una discussione 57

RINGRAZIAMENTI 

Per gli utili commenti su questo saggio, ringraziamo Rebecca Tuvel, Chelsea Haramia, Garret Merriam, Ari Joffe, Jordy Burks, David Brodeur e, soprattutto, Noah Levin, il cui invito a scrivere su questo argomento per il suo libro di testo ha portato alla stesura di questo libro. Questo libro è un'estensione ed uno sviluppo dei capitoli "Argomenti comuni sull'aborto" e "Argomenti (filosofici) migliori sull'aborto" in Noah Levin, ed., Introduzione all'etica: una risorsa educativa aperta (NGE Far Press, 2019).


1. Introduzione

 

L'aborto è spesso presente nei notiziari. Nel corso della stesura di questo saggio all'inizio del 2019, gli stati del Kentucky, Mississippi, Ohio, Georgia, Alabama, Missouri e Louisiana hanno approvato una legislazione per mettere fuori legge e criminalizzare gli aborti a partire dalle sei-otto settimane di gravidanza. Altri stati probabilmente seguiranno questo esempio. La legge federale, al momento, consente in linea generale l’aborto, quindi non è chiaro quale sarà l'esito legale.

L'aborto è una questione politica, con diversi partiti politici che tendono ad avere prospettive diverse sulla questione, perché l'aborto è una questione morale ed etica (per quanto queste due parole, "morale" ed "etico", significano la stessa cosa).

Alcuni credono che gli aborti siano generalmente moralmente accettabili, o non moralmente sbagliati, e quindi ritengono che dovrebbero essere legalizzati. Se fare una certa cosa non è sbagliato, non dovrebbe neppure essere illegale: criminalizzare azioni non sbagliate è certamente una forma di ingiustizia.

Altri invece ritengono che l'aborto sia moralmente sbagliato, a volte ritenendo che spesso sia sbagliato, per altri quasi sempre o addirittura sempre sbagliato.

Alcune persone sostengono che per quanto se loro stessi vedono l'aborto come qualcosa di sbagliato, dovrebbe comunque rimanere legale: dopotutto, se ogni azione moralmente discutibile fosse illegale, saremmo tutti in prigione! Ci sono molte azioni moralmente sbagliate, talvolta anche offensive, che lo Stato non dovrebbe cercare di prevenire o punire[1]. Le persone che pensano che l'aborto sia sbagliato potrebbero anche pensare che, per vari motivi, le loro opinioni morali personali su tali questioni non dovrebbero essere trasformate in legge per tutti.

Altri sostengono che gli aborti sono sbagliati e dovrebbero essere illegali. Quali tipi di malevole azioni dovrebbero essere illegali? La risposta che normalmente ci diamo è che azioni seriamente ed estremamente sbagliate dovrebbero considerarsi illegali. Questa potrebbe sembrare una risposta plausibile, dal momento che consideriamo che molte azioni illegali sono effettivamente gravemente sbagliate. Ma poiché esistono azioni sbagliate che non dovrebbero essere illegali, questa risposta non è del tutto soddisfacente.

La posizione che sosterremo qui è che l'aborto non dovrebbe essere dichiarato illegale perché la maggior parte degli aborti non sono moralmente sbagliati (ne gravemente ne estremamente sbagliati). Gli stati menzionati in precedenza stanno dunque facendo pessime scelte morali e legislative, per non dire altro, nel tentativo di criminalizzare gli aborti, specialmente nel caso in cui questi vengono fatti all'inizio della gravidanza (come di solito avviene). E se la legge federale cambiasse nel senso di una proibizione degli aborti, questo sarebbe un altro profondo passo verso l'ingiustizia.

C'è molta carne al fuoco e molto da discutere. Ecco dunque il nostro schema di discussione:

 

1        In primo luogo, definiremo il significato del termine aborto. Pare che perfino su questo punto vi possono essere controversie!

 

2        In secondo luogo, daremo alcune sintetiche informazioni scientifiche su come si sviluppa il feto, e di come emerge lo stato di coscienza, la consapevolezza e la percezione del mondo esterno. Spiegheremo brevemente la valenza morale di queste caratteristiche psicologiche ed esamineremo le statistiche su quando si verificano la maggior parte degli aborti e perché.

 

3        Terzo, discuteremo alcuni argomenti comuni, ma fallaci. In particolare argomenti circolari, ovvero tautologici. Questo tipo di argomentazione presuppone in modo implicito la conclusione che sta cercando di raggiungere, invece di fornire ragioni autentiche a sostegno di tale conclusione. Questi argomenti sono invalidi per chi si propone di pensare in modo critico e basare le proprie convinzioni e azioni su argomenti logicamente solidi.

Discuteremo poi alcune argomentazioni che spesso si leggono come commenti su articoli di giornali ed editoriali. Li chiameremo "argomenti superficiali". Capire perché questi argomenti sono inconsistenti ci aiuterà a spostare l'attenzione su argomentazioni migliori.

 

4        Infine, esamineremo le argomentazioni su cui i filosofi professionisti tendono a concentrarsi. Sosterremo qui che le argomentazioni più tipiche contro l'aborto sono deboli: non forniscono buone ragioni per ritenere che la maggior parte degli aborti siano moralmente sbagliati. Di piu, concluderemo che vi sono buone ragioni per credere che l'aborto non sia in generale moralmente sbagliato. Queste argomentazioni si basano principalmente sul fatto che  gli stati embrionali sono completamente privi di coscienza, consapevolezza o di percezione, e sull'intuizione che il "diritto alla vita" non è un diritto che si applica al corpo di un’altra persona. Concluderemo pertanto che ci sono buoni argomenti per giustificare una prospettiva ampiamente a favore dell’aborto o "pro-choice".

 

Le persone spesso iniziano le discussioni sull'aborto con molte premesse ipotetiche del tipo:

"E se si volesse abortire a causa di uno stupro?"

"E se fosse necessario per salvare la vita della donna?"

"E se si scoprissero anomalie fetali?"

"E se ...?"

Metteremo da parte, solo per il momento, tutti questi "E se?" per concentrarci su “casi più ordinari” (ammesso che si possa usare questo aggettivo) in cui una donna pensa di ricorrere all'aborto. Va riconosciuto che la maggior parte delle persone che si definiscono "pro-vita" pensano che l'aborto sia accettabile se è veramente necessario per salvare la vita della donna. Questo perché se lei muore, muore anche il feto, e quindi un aborto – che almeno salva una vita – sarebbe più “pro-vita” che causare la morte di entrambi. Torneremo sull'etica degli aborti a seguito di una violenza sessuale alla fine di questo saggio e discuteremo brevemente l'etica e la legalità dei casi di aborto che avvengono tardivamente nella gravidanza, ben oltre il primo trimestre.

In questo saggio, incoraggiamo il lettore a pensare ai problemi con "mente aperta". Linvito al lettore è quello di cercare di considerare e di valutare tutte le argomentazioni in modo libero da preconcetti e prese di posizione. Di non mantenere opinioni inamovibili su questioni sulle quali non si è sufficientemente informati.

Il pensiero critico spesso implica definire precise terminologie, fornire e valutare ragioni. Porre domande quali:

"Cosa intendi con ...?" e "Perché pensi che ...?" aiuta a forzare un'esposizione chiara dei ragionamenti nella loro completezza e la valutazione rigorosa di tutte le premesse. Significa essere capaci di identificare le differenze fra diversi scenari morali e fatti scientifici con il fine di determinare quali spiegazioni sono migliori di altre. Significa pensare su come pensiamo alle cose.

Ancora più importante, però, il pensiero critico non è fatto con un'agenda o per supportare un punto di vista precostituito: significa piuttosto trovare un punto di vista che valga la pena sostenere. L’ottica che proponiamo qui sull'aborto non si è  sviluppata con un "ordine del giorno" in mente, e nemmeno la tua dovrebbe. Le opinioni possono e devono poter cambiare in risposta a una migliore comprensione degli argomenti trattati. In questo senso le nostre conclusioni non sono "scolpite nella pietra". Nuove argomentazioni, comprese le risposte alle argomentazioni qui presentate, potrebbero farci cambiare idea in meglio, e lo stesso dovrebbe valere per tutti i pensatori critici.

Cominciamo dunque!

 

2 Definizione di aborto

 

L'aborto potrebbe riguardare personalmente te o qualcuno che conosci: tu o una partner, coniuge, parente o amica potrebbe aver abortito, o aver preso in considerazione di farlo. Ma cos'è un aborto? Ci sono una serie di definizioni comunemente in uso, alcune delle quali sono appropriate e altre meno. Vediamo subito quali e perché:

 

       Definizione 1: Un aborto è l'omicidio di un bambino o di un bambino non ancora nato.

 

       Definizione 2Un aborto è l'interruzione intenzionale di un feto per interrompere una gravidanza.

 

       Definizione 3Un aborto è l'uccisione intenzionale di un feto per porre fine a una gravidanza.

 

La Definizione 3 è la migliore. Spiegheremo perché dopo aver mostrato i problemi con le altre due definizioni.

 

2.1 Assassinare bambini

La Definizione 1 è comune fra gli antiabortisti, ma persino chi crede che l'aborto sia sbagliato dovrebbe rigettare tale definizione.

"Omicidio" significa implicitamente "omicidio ingiusto", e quindi questa definizione implica che l'aborto è sbagliato per definizione. Questa definizione implica che per sapere che l'aborto è sbagliato, basta solo riflettere sul significato della parola e non servono altre ragioni per pensare che sia sbagliato. L'omicidio è sbagliato per definizione, ma per sapere che una particolare uccisione è un omicidio, abbiamo bisogno di argomenti! Pensiamo a chi chiama omicidio la pena di morte: sappiamo che si sta uccidendo qualcuno, ma è un omicidio ingiusto? Non possiamo semplicemente appellarci alla definizione di "omicidio": abbiamo bisogno di argomentazioni sul fatto che la pena di morte comporti un omicidio ingiusto. La Definizione 1 implica che qualcuno che affermasse “l'aborto non è sbagliato” sta tecnicamente dicendo che "l'omicidio ingiusto non è sbagliato", cosa che non ha senso. In altre parole si tratta di una tautologia, dal momento che gia presuppone che l'aborto sia sbagliato, ovvero proprio cio che vorrebbe dimostrarsi. Quindi questa definizione è problematica, anche se l'aborto fosse sbagliato.

La Definizione 1 descrive inoltre i feti come "neonati" o "bambini". Mentre siamo liberi di usare le parole come vogliamonon dovremmo usarle per dire cose false: chiamare qualcosa con un certo termine non significa che sia davvero quella cosa. L'inizio di un qualcosa che si svolge attraverso un processo non equivale alla stessa cosa al termine del processo: un mucchio di travi e chiodi non è una casa; tela, bottoni e filo non sono una camicia e un embrione non è un bambino. Basta inserire in un motore di ricerca di immagini termini quali neonato”, “bambino”, “sviluppo fetale” o “sviluppo embrionale” per vedere ciò che queste parole indicano nel linguaggio comune. Anche se in qualche modo correlati e simili, sono anche molto diversi: se qualcuno dice di volere un bambino, non sta dicendo di volere un feto di un mese. Ad esempio cercando su google "feti di animali diversi" verranno visualizzate immagini come queste:


Fetuses of different animals

 

Immagini di cuccioli di conigli e tartarughe non appariranno in cima alla lista, e nemmeno immagini di "cuccioli" umani. E’ falso e fuorviante chiamare "bambini" embrioni e feti.

Definire l'aborto in termini di "bambini" sembra ancora una volta sfociare in una definizione tautologica che presuppone che l'aborto sia sbagliato, basandosi sul solo fatto che è ampiamente e correttamente ritenuto che sia sbagliato uccidere i bambini. In realtà è la nostra intuizione che ci suggerisce che è sbagliato uccidere i bambini proprio perché, quando pensiamo ai bambini, li pensiamo come bambini nati che sono coscienti e capaci di sentire. Questi sono gli “oggetti” che abbiamo in mente quando pensiamo all'errore morale di uccidere bambini, non feti nel loro stadio iniziale di sviluppo. Descrivere un embrione umano con la parola "bambino" lo caratterizza o come qualcosa che non è, e/o presuppone ciò che sarebbe invece necessario argomentare. L’uso di tale termine è fuorviante, sia nei fatti (in termini di come biologicamente appare un embrione) che moralmente (nella misura in cui si assume che le stesse regole su come i bambini dovrebbero essere trattati dovrebbero parimenti applicarsi agli embrioni).

Parte del problema con questa definizione è che parole come "neonati" e "bambini" suscitano forti risposte emotive. Neonati e bambini sono associati ad idee cariche di valore emotivo come innocenzavulnerabilitàpreziositàdolcezza etc. Quando ci riferiamo agli esseri umani non nati come feti, molti si mettono istintivamente sulla difensiva perché sentono la parola "feto" come fredda e sterile. Ma "feto" è semplicemente un termine utile e scientificamente accurato per un certo stadio di sviluppo, così come "bambino", "adolescente" e "adulto". Distinguere le diverse fasi dello sviluppo umano non obbliga nessuno ad assumere una posizione pro o contro l'aborto, ma ci aiuta invece a capire che cos'è un aborto.

In sintesi, definire l'aborto in termini di “bambini che vengono uccisi” è una definizione fuorviante e tautologica. Anche chi ritiene che l'aborto sia sbagliato  dovrebbe rigettarla.

 

2.2 Interruzione di gravidanza

 

La seconda definizione descrive l'aborto come un'azione intenzionale. Questo ha senso poiché, ad es., non si dice che una donna incinta "abortisce", nel senso di cui stiamo discutendo qui, se la sua gravidanza finisce a causa di un incidente d'auto. Gli aborti spontanei non sono azioni intenzionali che possono essere giudicate moralmente: accadono e basta.

Le definizioni, tuttavia, dovrebbero essere basate sulla realtà e la vaga espressione “interruzione di gravidanza” non è sufficientemente esplicativa. Se qualcuno non avesse letteralmente idea di cosa fosse un aborto, sarebbe giusto che si chiedesse cosa esattamente coinvolge l’interruzione di una gravidanza. Una discussione tra due persone A e B, in cui B non sa assolutamente nulla riguardo all'aborto, potrebbe procedere così:

 

A      Abbiamo qui una donna incinta che non vuole avere un bambino, un bambino vivo, ovviamente. E pertanto faremo qualcosa ciò che si sta sviluppando dentro di lei in modo tale che lei non abbia quel bambino. Tale azione è l’interruzione della sua gravidanza.

 

B       "Quel qualcosa dentro di lei, che si sta sviluppando e diventerà un bambino, è già vivo?"

 

A      "Sì. È iniziato da un ovulo e da uno spermatozoo vivi”.

 

B       “Quindi con l’interruzione di gravidanza stai trasformando qualcosa che vive in qualcosa che non vive, giusto? Suona come uccidere qualcosa, giusto?"

 

Il ragionamento della persona B è corretto: gli aborti implicano un'uccisione. L’espressione interruzione di gravidanza tende a nascondere questo fatto e quindi rende poco chiara la definizione. Questo non rende la definizione sbagliata: interruzione di gravidanza significa porle fine in qualche modo, e l'aborto pone fine allo sviluppo di un feto. Ma non dice come l'aborto ponga fine a questo sviluppo.

Perché molti accetteranno facilmente questa definizione? Probabilmente perché stanno ragionando in questo modo:

 

Uccidere è sbagliato. Quindi se l'aborto uccide, allora è sbagliato. Ma non credo che l'aborto sia sbagliato, o non sono sicuro che l'aborto sia sbagliato, quindi non voglio chiamarlo un "omicidio", poiché questo termine significa automaticamente che è sbagliato.

 

Il problema qui è nella primissima affermazione. Non tutte le uccisioni sono sbagliate. Vi sono uccisioni che non sollevano alcun problema morale: uccidere muffe, batteri, piante, pulci, cellule e tessuti qualsiasi (anche quelli umani, ad esempio cellule del mio naso o della pelle). Non abbiamo nemmeno bisogno di osservare che a volte non è sbagliato uccidere esseri umani adulti per sottolineare che non tutte le uccisioni sono sbagliate.

Ciò significa che non è di per sè problematico definire l'aborto in termini di "uccisione". Le domande importanti quindi diventano:

"L'aborto è un'uccisione ingiusta?", oppure,

"Quando l'aborto potrebbe essere un omicidio ingiusto e quando invece potrebbe essere un omicidio consentito? E perché?"

 

2.3 Sopprimere una vita

 

La definizione su cui conveniamo intende l'aborto in termini di soppressione intenzionale di un feto per porre fine a una gravidanza.[2] Questa definizione è accurata, e informativa poiché ci dice come il feto verrebbe "terminato" e moralmente neutrale: non presuppone che tale uccisione sia giusta o sbagliata. Questa è una buona definizione.[3]

 

3 Autocoscienza nel feto ed altri fatti sull’aborto

 

Per discutere responsabilmente qualsiasi questione morale pratica, abbiamo bisogno di conoscere informazioni fattuali sulla questione. Questa è una breve panoramica delle informazioni più rilevanti e alcune discussioni iniziali sulla loro valenza morale.


3.1 L’autocoscienza nei primi stadi dello sviluppo

 

Un aspetto importante sullo sviluppo del feto riguarda il momento in cui questo diventa cosciente consapevole, ovvero quando diventa in grado di percepire qualcosa. L'evidenza scientifica suggerisce che la coscienza può emergere solo dopo primo trimestre, almeno tre o quattro mesi dopo la gravidanza. Per riscontri su queste ricerche, si cerchi nella Biblioteca nazionale di medicina degli Stati Uniti su PubMed.gov termini quali dolore fetale e la coscienza fetale[4]. La coscienza si sviluppa dopo che si verificano la maggior parte degli aborti, quindi la maggior parte degli aborti non riguarda un feto cosciente o capace di percezione.



Fonte: Brad Smith su http://embryo.soad.umich.edu/carnStages/carnStages.html

 

Preoccuparci per lo stato di coscienza e la capacità di percezione nel feto è ciò che più importa per loro perché è fondamentalmente ciò che più importa per noi. La coscienza ci permette di avere e sperimentare quel che c’è di buono, di bello e di brutto nella vita: senza punti di riferimento non saremmo in grado di distinguerli.

Immagina che qualcuno possa nascere e vivere la sua intera esistenza in uno stato di incoscienza: senza essere mai stato consapevole di nulla, mai. Non ha mai avuto percezioni, sentimenti e, naturalmente, nessuna relazione, conoscenza, stati di felicità o di tristezza. E poi un bel giorno muore. Potremmo in tutta onestà affermare che non è mai esistito: non c'è mai nessuno lì dentro, in quel corpo. Se è successo qualcosa di brutto a quel corpo, non è mai successo niente di male per lui, dal momento che "lui" non è mai esistito in un modo che conti qualcosa. Nessuna “finestra sul mondo” è stata aperta per lui, per così dire.[5]

Immagina l’idea di morire prematuramente, o di essere ucciso, o di entrare in uno stato di coma permanente o uno stato vegetativo magari per molti anni o decenni, e poi semplicemente morire. In ognuna di queste opzioni dal momento che la tua coscienza finisce, tu finisci.

Se hai una fede religiosa o speri di sopravvivere alla tua morte, probabilmente pensi che la tua coscienza – i tuoi studi, i tuoi ricordi, la tua personalità - continueranno magari in un nuovo corpo (o senza alcun corpo).

Se le persone “finiscono” quando la loro coscienza finisce permanentemente, siamo spinti a pensare che le persone non esistono prima che esista uno stato di coscienza. Le rocce non sono coscienti, le piante non sono coscienti, ed è per questo che mancano di diritti. Le menti invece contano. Pertanto il fatto che gli embrioni e il feto nelle prime fasi di sviluppo siano completamente privi di pensiero, primo per l'assenza di un cervello e di un sistema nervoso, e secondo perché queste strutture non sono sufficientemente sviluppate per supportare stati di coscienza, è ciò che è moralmente significativo. Non appare moralmente significativo che il feto abbia battiti cardiaci, o possa muoversi, o addirittura rispondere a stimoli, se tutte queste risposte non sono realmente percepite dal feto.

 

3.2 Quando si verifica la maggior parte degli aborti

 

La maggior parte degli aborti si verifica all'inizio della gravidanza: due terzi avvengono nei primi due mesi e circa il 90% nei primi tre mesi. Il Guttmacher Institute ci fornisce questo grafico:


“Due terzi degli aborti avvengono prima di 8 settimane di gestazione, e l’89% avvengono prima delle 12 settimane”.

Fonte: https://www.guttmacher.org/fact-sheet/induced-abortion-united-states

 

Il Centers for Disease Control (CDC) negli Stati Uniti fornisce ricerche anche sulle circostanze in cui gli aborti avvengono in "Abortion Surveillance" che è direttamente accessibile in rete.

 

3.3 Perché si verifica la maggior parte degli aborti

 

La scheda informativa del Guttmacher Institute fornisce una panoramica della ricerca sulle ragioni per le quali si verifica un aborto assieme a molte altre informazioni interessanti:

     Le ragioni addotte dai pazienti per abortire sottolineano la pressione della responsabilità genitoriale e della vita familiare. Le tre ragioni più comuni, ciascuna citata da tre quarti dei pazienti, sono la preoccupazione dell'incapacità di permettersi di crescere un figlio, la convinzione che avere un bambino interferirebbe con il lavoro, la scuola o la capacità di prendersi cura di persone a loro carico. La metà ha affermato di non voler essere un genitore single o di avere problemi con il marito o il partner.

     Il 51% delle pazienti che abortiscono usavano un metodo

contraccettivo nel mese in cui sono rimaste incinte. Nel caso più comune il preservativo (24%) o metodi ormonali (13%).

     Il 59% degli aborti è portato a termine da pazienti che avevano avuto almeno un parto.

     Circa il 75% delle donne che ricorrono all’aborto si trovano in uno stato di poverta o basso reddito. Il 26% delle pazienti aveva un reddito da uno a due volte la soglia federale di povertà e il 49% aveva un reddito inferiore alla soglia di povertà federale (15.730$ per una famiglia di due persone).

 

Queste informazioni suggeriscono quantomeno che, se le donne stessero economicamente meglio, avessero un migliore accesso a servizi di assistenza all'infanzia a prezzi accessibili e altre forme di sostegno e avessero facile accesso a forme di contraccezione più affidabili, ci sarebbero meno aborti.

Alcuni sostengono che chi vuole criminalizzare l'aborto dovrebbe almeno sostenere gli sforzi per ridurrne il numero, fornendo supporto alle donne. Questo è comprensibile (sebbene oggetto di obiezioni, ovviamente): se qualcosa è sbagliato, chi può impedirlo dovrebbe provare a farlo.

Proviamo con un'analogia, magari imperfetta. Il furto con scasso è sbagliato: è un atto moralmente sbagliato. Dovrebbero esserci programmi di supporto per aiutare le persone a non svaligiare le banche? Alcuni potrebbero dire di no: tutto ciò che serve per affrontare i furti con scasso è che le persone smettano semplicemente di rubare le cose: nessunè tenuto a fare null’altro al riguardo. E così, per analogia, chi sostiene che l'aborto è sbagliato potrebbe dire che le donne devono semplicemente smettere di abortire, e che nessuno è tenuto ad aiutare a realizzare tale proposito.

Sebbene la risposta sia comprensibile, non sembra adattarsi a molti dei valori cristiani, così come al principio generale sul fare il bene agli altri che molti che si oppongono all'aborto affermano di professare, un atteggiamento molto contrario al messaggio di “ama il tuo prossimo”, anche quando pensi che il tuo prossimo sia coinvolto in una azione moralmente riprovevole, come pure contrario al messaggio della parabola del “Buon Samaritano”, che vedremo più avanti in questo saggio. Da qui la comune accusa di ipocrisia del giudizio morale.

Come se il sacerdote nel racconto pensasse: “Non ho derubato io il ragazzo, quindi non sono tenuto ad aiutarlo: il problema sono i ladri, non io che non lo ho aiutato!”. Ma questa non sembra una risposta particolarmente degna d’ammirazione.

 

4 Argomenti invalidi

 

Ora discuteremo di alcuni argomenti spesso proposti sull'aborto che pero’, purtroppo, vedremo essere piuttosto deboli. Vogliamo affrontare queste argomentazioni per prime, per trovarci poi in una migliore posizione per impegnarci su argomentazioni più valide e affrontare il vero nocciolo della questione.

4.1 Argomenti circolari

 

Molte argomentazioni comuni sull'aborto ricadono nella categoria della tautologiache commettiamo quando il ragionamento per raggiungere una certa conclusione già presuppone la conclusione a cui si vuole arrivare. Ciò significa che per credere alla conclusione ..devi già credere a quella conclusione. Questo è quel che si chiama un ragionamento circolare, e argomentazioni come queste sono sempre fallaci.

 

4.1.1 Contro l'aborto

 

Molti argomenti comuni contro l'aborto sono circolari. Eccone alcuni:

 

L'aborto - uccidere il feto per porre fine alla gravidanza - è sbagliato perché:

 

1        l'aborto è un omicidio

2        l'aborto sta uccidendo neonati bambini;

3        l'adozione è un'opzione migliore dell'aborto;

4        le donne incinte devono solo continuare con la gravidanza e partorire

5        l'aborto non deve essere usato come metodo di controllo delle nascite

6        le donne che abortiscono sono irresponsabili

7        una brava persona non abortirebbe mai

8        le donne che abortiscono si sentono in colpa, ed in effetti dovrebbero sentirsi così.

 

Queste frequenti affermazioni già presuppongono che l'aborto sia moralmente sbagliato, infatti:

 

1.      già presume che uccidere il feto sia sbagliato, poiché la parola omicidio significa appunto uccidere ingiustamente;

2.      già presuppone che il feto sia equivalente al neonato e al bambino e che quindi sia altrettanto sbagliato ucciderlo;

3.      già presume che l'aborto sia un'opzione peggiore o sbagliata, poiché presume che sia sbagliata;

4.      già presume che le donne non debbano abortire poiché presume che gli aborti siano sbagliati;

5.      già presuppone che l'aborto sia sbagliato: se l'aborto non è sbagliato, potrebbe essere legittimamente usato come una forma di “controllo delle nascite”, per quanto lungi dall’essere la forma ideale di evitare una gravidanza;

6.      già presuppone che le donne che abortiscono stiano facendo qualcosa di moralmente sbagliato e come tali “irresponsabili”;

7.      già presume che l'aborto sia sbagliato e quindi le brave persone che evitano di compiere il male non ne avrebbero mai uno;

8.      già presume che si sentano in colpa perché hanno fatto qualcosa di sbagliato, ma poiché uno può sentirsi in colpa anche se non ha fatto nulla di male, il senso di colpa non costituisce di per sé la dimostrazione di nulla. Allo stesso modo, il non sentirsi colpevoli non dimostra la liceità di un atto.

 

Uno puo’ credere alla verità di queste affermazioni solo se  è già disposto a credere che l'aborto è sbagliato. Per questo queste affermazioni come queste vanno scartate da chi voglia pensare in modo critico sull'argomento.

 

4.1.2 A favore dell’aborto

 

Anche chi pensa che l'aborto dovrebbe essere consentito a volte dà argomentazioni che sono manifestamente circolari. Eccone alcune:

 

L'aborto non è sbagliato perché:

 

1        l'aborto è una scelta personale; una coppia deve essere in grado di esercitare la propria scelta;

2        le donne hanno il diritto (morale) di abortire;

3        le donne hanno il diritto di fare ciò che vogliono del proprio corpo;

4        “Beh, se non ti piace l’aborto basta non averne uno!”

5        coloro che si oppongono all'aborto vogliono solo controllare le donne.

 

Anche queste affermazioni presuppongono le loro proprie conclusioni, infatti:

 

(1)   l'idea di "scelta personale" suona come l’azione che appartiene alla sfera delle libertà individuali. Tuttavia non diremmo mai che un assassino con l’ascia compie una "scelta personale" riguardo alle sue vittime. Il colore delle calze da indossare resta invece una "scelta personale" perfettamente sensata. Ovvero affermazioni come questa già presumono che l'aborto non sia sbagliato o che dovrebbe essere legale;

(2)   quando le persone dicono di avere il diritto morale di fare qualcosa, a volte stanno semplicemente dicendo che non è sbagliato che lo possano fare. Quindi ciò equivale a dire che l'aborto non è sbagliato perché ..non è sbagliato, il che è circolare. Solo se venisse spiegato perché avrebbero tale diritto, l'argomento cesserebbe di essere circolare;

(3)   ci sono limiti ai diritti, in certi casi non abbiamo il diritto legale o morale di fare ciò che è sbagliato. Se riconoscessimo che l'aborto è sbagliato, seguirebbe che le donne non hanno il diritto di farlo, cosicchè questa affermazione già presuppone che l’aborto non sia sbagliato;

(4)   si consideri l’analogo: “Non ti piace l'incendio doloso? Allora non bruciare il bosco!”. Questo è assurdo, perché l'incendio doloso è sbagliato. Al contrario, se dicessi “Non ti piacciono le fragole? Allora non mangiarle!” nessuno solleverebbe obiezioni  dal momento che non mangiare fragole non è sbagliato. Per l’affermazione iniziale già presuppone che l'aborto non è sbagliato;

(5)   poiché alcuni illeciti dovrebbero essere "controllati", chi argomenta in questo modo sembra presumere che l'aborto non sia un tipo di illecito che dovrebbe essere illegale. Inoltre si concentrano su motivazioni di terzi, il che non è molto saggio: tali persone che presumibilmente desiderano "controllare" le donne potrebbero rispondere che sono invece i sostenitori dell'aborto ad essere motivati dal desiderio di "impegnarsi nell'immoralità senza pagare le conseguenze!". Questo scambio di accuse è infruttuoso. E’ meglio affrontare la domanda di base se l'aborto è sbagliato o meno e perché, come cerchiamo di fare qui, invece di speculare su motivi personali.

 

Questi argomenti circolari sono molto frequenti non solo quando si parla di aborto. Dovrebbero essere riconosciuti come tali e respinti, sempre.

 

4.2 Argomenti superficiali

 

Ora vedremo alcuni altri argomenti comunianch'essi deboli, ma non in quanto circolari.

 

4.2.1 Contro l'aborto

 

4.2.1.1 L'aborto pone fine a una vita

 

Spesso si chiede: "Quando inizia la vita?" Alcune persone si chiedono se il feto sia "vivo" o quando diventa "vita". Alcuni sostengono che l'aborto sia sbagliato perché "la vita inizia al concepimento", mentre altri che sostengono l'aborto a volte rispondono che "il feto non è nemmeno vivo". Dobbiamo dunque chiederci cosa si intende con i termini vivo, vivente o “una vita”.

Questa è spesso considerata una domanda "profonda", ma non lo è. Considera questo: gli ovociti nelle donne sono vivi? Gli spermatozoi sono vivi? Entrambi lo sono. Sono biologicamente vivi, e quando uno spermatozoo fertilizza un ovulo, ciò che ne risulta è un essere biologicamente vivente. Sopra, abbiamo definito l'aborto come un tipo di omicidio e, ovviamente, si possono uccidere solo gli esseri che sono viventi. Quindi sì: il feto è vivo, biologicamente vivo, fin dal concepimento. Sono coinvolti processi vitali descritti in qualsiasi libro di testo di biologia.

Alcuni pensano che il fatto che il feto sia vivo renda automaticamente sbagliato l'aborto, e quindi rimarcano con grande entusiasmo che il feto  è  biologicamente vivo. Così, chi si oppone, arriva perfino a sostenere che il feto non sarebbe neppure vivo. Sono reazioni istintive in risposta ad argomenti come questo:

 

Il feto è biologicamente vivo.

Tutto ciò che è biologicamente vivo non va ucciso.

Pertanto il feto non deve essere ucciso.

 

La prima premessa è chiaramente vera: chiunque voglia negarlo sa molto poco di biologia, o semplicemente fraintende ciò che viene detto.

La seconda premessa, tuttavia, è ovviamente falsa e lo dimostrano esempi non controversi. Muffe, batteri, zanzare e piante sono tutti biologicamente vivi, ma nulla ci suggerisce che sia sbagliato ucciderli. Il riconoscere che l'aborto implica un’uccisione non significa che l'aborto sia sbagliato, riconoscere che la vita biologica dell’embrione inizia al concepimento non implica che l'aborto sia sbagliato.


 

Ora, forse quello che davvero vorrebbero intendere con vita è qualcosa come "vita moralmente significativa" o "vita con diritti", ma non è quello che dicono. Se quello è ciò che intendono dovrebbero dirlo apertamente, poiché essere precisi è importante per argomentare chiaramente.

 

4.2.1.2 L'aborto uccide neonati e bambini

 

Classificare il feto come neonato o bambino serve solo ad offuscare qualsiasi differenza potenzialmente rilevante tra un feto di 6 settimane, un bambino di 6 giorni e un bambino di 6 anni. Questa affermazione presuppone che il feto, in qualsiasi fase dello sviluppo, e il bambino, siano lo stesso tipo di entità e quindi abbiano diritti simili. Quindi l'affermazione è circolare, come è stato discusso sopra nella sezione sulle definizioni, e utilizza un linguaggio che fà appello alle emozioni, ma non costituisce una buona argomentazione contro l'aborto.

 

4.2.1.3 L'aborto è omicidio

 

Omicidio è il termine che si usa per descrivere la soppressione volontaria o involontaria di un individuo. In senso morale e legale, si riferisce all’ingiusta soppressione di una vita umana. Poiché l'aborto è legale negli Stati Uniti come in Italia, la maggior parte degli aborti non possono essere legalmente classificati come omicidio perché non sono contrari alla legge vigente. Inoltre sono atti che non sembrano essere spinti da intenzioni malevole. Quando chi afferma che l'aborto è un omicidio, ciò che sembra voler dire è che l'aborto dovrebbe essere riclassificato come omicidio o che l'aborto è sbagliato, o entrambe le cose. In ogni caso sono posizioni che hanno bisogno di argomenti validi a sostegno, altrimenti restano semplici slogan.

 

4.2.1.4 L'aborto uccide esseri innocenti

 

Il feto viene spesso descritto con l’aggettivo di innocente, nel senso che non ha fatto nulla di male per meritarsi di essere ucciso. Dal momento che uccidere un innocente è sbagliato, questo dimostrerebbe che l'aborto è sbagliato.

L’"innocenza" tuttavia, è un concetto che si applica solo agli esseri che possono decidere di commettere azioni moralmente sbagliate. Dal momento che il feto non puo’ fare nulla  di giusto o di sbagliato che lo renda colpevole o meritevole di qualcosa, il concetto di innocenza non sembra potersi applicare. Dire che vietare l'aborto “proteggerebbe gli innocenti” è insensato poiché l'aborto non uccide esseri “innocenti”. Un feto non è né innocente né colpevole di alcunché.

 

4.2.1.5 L'aborto è pericoloso per le donne

 

Alcuni sostengono che gli aborti siano pericolosi dal punto di vista medico. Questo generalmente non è vero se si guarda alla ricerca medica. Di fatto gli aborti sono meno pericolosi di quanto lo sia la stessa gravidanza e il parto per il quale molte donne muoiono ancora oggi. Ma perché questo argomento abbia presa dovremmo anche assumere che tutte le attività pericolose sono moralmente sbagliate o dovrebbero essere illegali.

Anche limitando quest’idea ad attività pericolose dal punto di vista medico, il principio semplicemente non è vero. Ognuno di noi dovrebbe essere libero di accettare rischi. Lo facciamo tutti noi ogni giorno della nostra esistenza. L’argomentazione è infondata, e sopravvaluta i rischi dell'aborto.

Un'altra preoccupazione è che l’aborto sia psicologicamente o emotivamente pericoloso. Si dice che "molte donne si pentono di aver scelto di abortire". Nei casi in cui una donna effettivamente rimpiange un aborto perché crede di aver fatto qualcosa di sbagliato l'argomento diventa circolare poiché la donna in questione già presume che l'aborto fosse sbagliato. Ma, ancora una volta, non tutto ciò che è emotivamente dannoso è sbagliato o dovrebbe essere illegale: non avere figli a volte porta a forti rimpianti ed è ragione di tristezza per alcune coppie, ma sicuramente la scelta di non avere figli non dovrebbe essere resa illegale.

Infine, è giusto osservare che ci sembra ipocrita manifestare grande preoccupazione su una ristretta area della salute delle donne ma essere indifferenti o addirittura ostili nei confronti di altre politiche che andrebbero a beneficio della loro salute. Ciò è particolarmente ipocrita quando tale preoccupazione è diretta a  donne che appartengono a minoranze razziali che già spesso hanno minore accesso alla sanità pubblica (specie negli USA), in particolare verso servizi legati alla gravidanza e al parto.[6]

 

4.2.1.6 La Bibbia dice che l'aborto è sbagliato

 

Le persone spesso fanno appello alla religione per giustificare le loro opinioni morali. Alcuni dicono che Dio pensa che l'aborto sia sbagliato, ma è una domanda lecita chiedere loro come fanno a  saperlo, soprattutto quando altri affermano di sapere che Dio non la pensa esattamente all’opposto. Alcuni dicono che "solo Dio dovrebbe decidere chi esiste e chi cessa di esistere, chi nasce e chi muore", ma questa frase, per chi non crede nello stesso Dio, perde di significato e non fornisce una guida morale. Nella realtà uomini e donne si accoppiano e nuove persone vengono all'esistenza cosa che raramente viene considerata immorale di per sé. All'altro estremo dello spettro della vita, la filosofia del "giù le mani!" sulle decisioni di fine-vita non solo sembra irresponsabile, ma spesso profondamente immorale.

Si dice allora che la Bibbia stessa sostiene che l'aborto è sbagliato, ed è così che sappiamo cosa pensa Dio. Ma a ben vedere la Bibbia non dice molto sull’aborto. Esiste un comandamento generale contro l'uccisione, ma, come evidenziato nella discussione sopra, questo richiede un'interpretazione su cosa non si deve uccidere. Di sicuro la Bibbia non indica che uccidere muffe, batteri o piante sia sbagliato. E ci sono versetti quali Esodo 21:22-24 che, secondo alcune interpretazioni, suggeriscono che il feto non ha il valore di un bambino nato, assegnando diverse sanzioni a chi causi loro un danno. Ciò coincide con il punto di vista ebraico secondo cui i bisogni e i diritti della madre superano quelli del feto.

Quale che sia la migliore interpretazione dei testi, questi non dimostrano che l'aborto è sbagliato. Se non altro perché la Bibbia non si dimostra sempre una guida affidabile alla moralità, dal momento che esistono versetti francamente inquietanti che sembrano richiedere l'uccisione di persone per crimini banali, consentire di ridurre in schiavitù e maltrattare persone, richiedere obbedienza a tutti i funzionari del governo e altro ancora.

Gesù ti comanda di amare il prossimo come te stesso, di amare i tuoi nemici e di prendersi cura di orfani, immigrati e  rifugiati, offrendo molti orientamenti morali che molti considerano falsi.[7]

Accettare la Bibbia come guida morale presuppone che se la Bibbia dice che un'azione è sbagliata, allora è davvero sbagliata se la Bibbia dice che qualcosa non è sbagliato allora non è sbagliato, e nei fatti entrambe le cose non sembrano essere letteralmente vere, e neppure credute vere.

Tutto ciò suggerisce che le persone fanno appello alla Bibbia, e ad altre fonti religiose, in modo selettivo e di comodo: si rivolgono alla Bibbia avendo già stabilito i principi morali a cui aderire e cercano di trovare nel Libro Sacro gli elementi che li giustifichino. Una citazione della scrittrice cristiana Rachel Held Evans ci fornisce una perla dintuizione e saggezza:

 

Se cerchi i versi [nella Bibbia] che sostengono la schiavitù li troverai. Se cerchi versi per abolire la schiavitù li troverai. Se cerchi versi per opprimere le donne li troverai. Se cerchi versi per liberare ed onorare le donne li troverai.  Se cerchi versi per giustificare la guerra li troverai.  Se cerchi versi per promuovere la pace li troverai. Se cerchi scritti irrilevanti ed obsoleti li troverai. Se cerchi la verità, credimi, la troverai. Questa è la ragione per cui ci sono momenti nei quali la domanda non è “Cosa si dice riguardo a...?”, ma piuttosto “Cosa sto cercando?”. Sospetto che Gesù lo sapeva quando disse “Chiedi e ti sarà dato, cerca e troverai, bussa e ti sarà aperto”. Se vuoi la violenza in questo mondo troverai sempre le armi. Se vuoi sanare troverai sempre il balsamo”.

 

C'è un collegamento biblico interessante e importante che vale la pena menzionare. Alcuni sostengono che se alle donne che vogliono abortire viene impedito di farlo, ovvero le si costringe a mantenere la gravidanza e a partorire, è come costringerle al ruolo del "Buon Samaritano" del Nuovo Testamento che fa di tutto, a spese di se stesso, per aiutare un estraneo in situazione di grande bisogno (Lc 10,25-37). L'analogia è imperfetta, come lo sono sempre le analogie, ma può servire come guida per la nostra intuizione morale.

Il problema è che in nessun altro ambito della vita siamo obbligati a impersonare il Buon Samaritano come farebbe una donna incinta: ad esempio, non si può essere obbligati a donare un organo a chi ne ha bisogno, nemmeno a tuo figlio o a un tuo genitore[8]. Non si possono neppure prelevare i tuoi organi dopo che sei morto senza il tuo previo consenso! Si arriverebbe così alla situazione che nessuno, tranne la donna incinta, sarebbe costretto dalle istituzioni ad usare il proprio corpo per sostenere la vita di qualcun altro. Sembra ingiusto chiedere alle donne di impersonare il Buon Samaritano e al tempo stesso permettere a tutti gli altri di fare come il sacerdote della storia biblica, che semplicemente se ne lava le mani.

Infine, è importante, se mai fosse necessario, ricordare che le leggi non dovrebbero essere basate sui dettami di una religione particolare. Se non sei, per esempio, un indù, un buddista o un rasta, probabilmente non vorrai essere sottoposto a leggi basate esclusivamente su uno di quei valori religiosi. Le leggi dovrebbero mantenersi neutrali dal punto di vista religioso; almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo.

 

4.2.1.7 L'aborto ferma un cuore che batte

Questa affermazione, se fornita come argomento, presuppone che fermare un cuore che batte sia moralmente sbagliato. Il presupposto, se preso letteralmente, è ovviamente falso: durante un intervento chirurgico a cuore aperto, il chirurgo ferma temporaneamente il cuore del paziente in modo da poter riparare l’organo da fermo. Fermerebbe definitivamente quel cuore anche se lo sostituisse con un cuore artificiale. Se ci fosse in qualche modo un cuore che batte indipendentemente, attaccato a nessuno, sarebbe irrilevante fermarlo. Dipende come ovvio da quel che c’è intorno a quel cuore non dall’organo di per sé. Infine, gli embrioni e il feto negli stadi precoci di sviluppo non hanno nemmeno un cuore, come hanno osservato i critici di recenti atti legislativi negli Stati Uniti (il cosiddetto “Heartbeat bill”).

Se, tuttavia, questa grande preoccupazione per il battito cardiaco non è intesa in senso letterale, ma è semplicemente una metafora, ci sembra un argomento inappropriato per un problema serio come questo.

 

4.2.1.8 Ti piacerebbe che … ?

 

Alcuni chiedono in forma di argomentazione: "Ti piacerebbe che tua madre ti avesse abortito?". Altri invece raccontano storie di come la loro madre fosse sul punto di avere un aborto e di come sono grati che non l'abbia avuto. Storie come queste possono avere un forte impatto emotivo e magari persuadere qualcuno. Pensa invece se qualcuno dicesse:

 

       Ti piacerebbe se tua madre fosse stata suora, o celibe, per tutta la vita ?

       Ti piacerebbe se tua madre si fosse trasferita fuori dalla città dove ha conosciuto tuo padre e non si fossero mai incontrati?

       Ti piacerebbe se tuo padre avesse deciso di sottoporsi a una vasectomia ?

 

Ogni azione di questo tipo avrebbe potuto impedire la tua esistenza: se i tuoi genitori avessero agito in modo diverso in molti modi (forse quasi in tutti i modi!), non saresti qui a porti la domanda. Nella migliore delle ipotesi, qualcun altro lo sarebbe[9]eppure tutte queste azioni non hanno alcuna valenza morale negativa.

Qualcuno potrebbe ribattere che se fossi stato ucciso da bambino, non saresti qui per discuterne. Vero! Ma quel bambino era cosciente, aveva dei sentimenti e aveva una prospettiva di vita già prima di essere assassinato: un feto nel suo stadio di sviluppo iniziale non ha nulla di tutto ciò. Possiamo metterci nei panni di quel bambino assassinato, ma non possiamo farlo con un feto che non è mai stato cosciente, poiché non c'è nulla su cui esercitare la nostra immaginazione.

 

In sintesi, questi sono alcuni degli argomenti frequentemente addotti contro l'aborto. E non sono molto solidi.

 

4.2.2 A favore dell'aborto

 

Anche molti argomenti comuni a favore dell'aborto sono altrettanto deboli. Questo perché non affrontano direttamente le obiezioni di chi pensa che l'aborto sia sbagliato. Consideriamo le seguenti affermazioni:

 

4.2.2.1 Le donne hanno il diritto di fare quello che vogliono con il proprio corpo

 

L’autonomia, la capacità di prendere decisioni su questioni che influenzano profondamente la propria vita, si considera molto importante: è una preoccupazione fondamentale nell'etica medica. Ma l'autonomia ha i suoi limiti: la tua autonomia non giustifica, diciamo, l'uso del tuo corpo per uccidere una persona innocente, che è ciò che alcuni sostengono sia l'aborto. Lo slogan "le donne possono fare quello che vogliono con il proprio corpo" non risponde adeguatamente a tali obiezioni. Come argomento, è insufficiente.

 

4.2.2.2 Chi si oppone all'aborto vuole solo controllare le donne

 

Forse si. Ma potrebbero sinceramente cercare di vietare l'aborto perché credono veramente che l'aborto sia sbagliato e dovrebbe dichiararsi illegale. In ogni caso potrebbero ribattere che i pro-aborto “vogliono solo evitare le conseguenze delle loro azioni immorali!”.

Di nuovo, le speculazioni sui motivi personali dell’uno o dell’altro non affrontano alcun reale problema ed in ultima analisi risultano infruttuose.

 

4.2.2.3 Gli uomini non dovrebbero decidere su questioni che riguardano le donne

 

Nella misura in cui le donne stesse sono profondamente in disaccordo su tali questioni segue che non tutte loro possono essere contemporaneamente nel giusto. Lo stesso vale per gli uomini.

In generale, il sesso o il genere di una persona non ha alcuna valenza sul fatto che questi possa produrre una valida argomentazione su questioni che riguardano lui/lei o chiunque altro. Se poi pensiamo bene, esistono uomini e donne transgender che possono anche loro legittimamente avere opinioni nel merito.

Scoraggiare chiunque sidall'impegnarsi in discussioni ragionate è semplicemente poco saggio: non fa parte di una strategia intelligente per il cambiamento sociale.

 

4.2.2.4 Donne e ragazze moriranno se l'aborto viene proibito

 

Storicamente, questo è stato vero ed è probabile che rimanga vero. Tuttavia, il fatto non pare convincere chi crede che l'aborto sia sbagliato. Risponderanno: “Se una donna muore è perché sta facendo qualcosa di sbagliato, è sua responsabilità, non di chi previene l’abuso”. Far notare che molte donne moriranno se gli aborti sono banditi non affronta l’argomento centralené fornisce ragioni sufficienti per pensare che l'aborto non sia sbagliato. Anche in questo caso, affrontare il nucleo del problema è necessario per avanzare nel dibattito.

 

In sintesi, mentre nel seguito sosterremo la correttezza delle posizioni di chi pensa che l'aborto non sia in generale moralmente sbagliato e dovrebbe essere legale, a volte le argomentazioni avanzate non sono sufficientemente solide. Cercheremo ora  di fornire invece una serie di argomenti validi su cui appoggiarsi.

5 Argomenti validi, gli argomenti dei filosofi

 

Arriviamo dunque agli argomenti su cui i filosofi tendono a concentrarsi.

 

5.1 Argomenti contro l'aborto

 

Inizieremo con argomenti a favore della posizione che l'aborto è generalmente sbagliato, o quasi sempre sbagliatoOvvero i motivi per ritenere che il feto abbia un "diritto alla vita" o che sia altrimenti moralmente sbagliato sopprimerlo.

 

5.1.1 Il feto è umano

 

L'affermazione è che il feto è "umano" e quindi l'aborto è sbagliato. Le persone a volte discutono se il feto sia umano, ma il feti nell’utero di una donna (un umano) è chiaramente biologicamente umano: non è certo un gatto o un cane! Dunque la prima premessa del seguente ragionamento è chiaramente vera:

 

  Il feto è biologicamente umano.

  Tutte le cose che sono biologicamente umane non devono

  essere uccise.

  Pertanto il feto non deve essere ucciso.

 

La seconda premessa, tuttavia, è falsa, come dimostrano facili controesempi. Pensa a cellule oppure a tessuti umani biologicamente viventi su un vetrino da laboratorio. Non si considera moralmente discutibile l’azione di buttare via quelle cellule nello scarico del lavandino, uccidendoli. Graffiarsi o radersi uccide una gran quantità di cellule della pelle biologicamente umane, ma non vi è nulla di riprovevole o sbagliato in questo; un tumore potrebbe essere biologicamente umano, ma non ci facciamo certo scrupoli ad ucciderlo. Solo perché qualcosa è biologicamente umano non significa affatto che sia sbagliato ucciderlo. Abbiamo già rimarcato questo stesso punto riguardo a ciò che è vivo in senso meramente biologico.

 


 

Ciò punta a un errore presente in alcune interpretazioni comuni sull'importante idea dei "diritti umani". I "diritti umani" sono talvolta descritti come diritti che qualcuno ha solo perché è biologicamente umano o semplicemente in virtù del suo essere umano .

Ma le cellule umane sul vetrino di laboratorio non hanno certo “diritti umani” come neppure un cuore umano avrebbe mai “diritti umani”. Molti altri esempi simili chiarirebbero che essere semplicemente umani nella propria biologia non conferisce diritti umani. Molti sostenitori dei diritti umani non pensano che l'aborto sia sbagliato, nonostante riconoscano che il feto (umano) è biologicamente umano.

Il problema riguardo ai diritti umani è che spesso non si pensa a ciò che fa sì che gli esseri umani abbiano tali diritti e perché. La spiegazione tipica, ovvero che abbiamo diritti (umani) solo perché siamo biologicamente umani, non è corretta, come chiarisce la discussione sopra.

Questa incomprensione del fondamento dei diritti umani è problematica perché porta alla diffusa idea che il feto, per il solo fatto di essere biologicamente umano, debba automaticamente o implicitamente ricevere "diritti umani".

Per affrontare questo punto, dobbiamo allora spiegare le ragioni più fondamentali per le quali abbiamo dei diritti, o perché ucciderci l’un l’altro è moralmente sbagliato, e vedere come queste spiegazioni possano applicarsi al feto.

Va considerato che quando facciamo appello all'importanza e al valore di essere umani, non ci preoccupa la nostra biologia, ma  molte altre caratteristiche psicologiche che gli esseri umani possiedono: coscienza, consapevolezza, sentimenti e così via. Discuteremo questo diverso significato di "umano" nel seguito. Questo significato di "umano" potrebbe essere meglio espresso come essere cosciente, o persona o persona umana. Questo potrebbe essere ciò che molti hanno in mente quando sostengono che il feto non è ancora "umano".

I diritti umani sono di vitale importanza e faremmo meglio se parlassimo in termini di "diritti di esseri-consapevoli" o "diritti della persona", non di "diritti umani". Una terminologia più accurata aiuterebbe ad affrontare le questioni relative ai diritti in generale e al tempo stesso ci aiuterebbe a ragionare meglio su questioni etiche, sugli embrioni, e sulla vita fetale.

 

5.1.2 Il feto è un essere umano

 

Alcuni rispondono alle argomentazioni di cui sopra - contro il significato di essere semplicemente umani in senso biologico - osservando che il feto non è fatto di mere cellule umane, ma che queste sono organizzate in modo che li rendono esseri umani o  organismi. In tal senso, un rene fa parte di un essere, ma l'essere si riferisce all'intero organismo.

Ciò suggerisce questa linea argomentativa:

 

 I feti sono esseri umani o organismi.

 Nessun essere umano deve venire ucciso.

 Pertanto il feto non deve venir ucciso, ovvero l'aborto è sbagliato.

 

     La prima premessa è vera: il feto è un essere dipendente dalla donna, ma gli esseri dipendenti sono pur sempre esseri.

La seconda premessa, tuttavia, è difficile da accettare sulla base di buone ragioni. Chiaramente molti esseri umani o organismi non devono venir uccisi a meno che non ci sia una buona ragione che lo giustifichi come, ad esempio, l'autodifesa. Questo è spesso descritto dai filosofi come sbagliato in prima facie, in contrasto con assolutamente necessariamente sbagliato. Perché? Cosa rende sbagliato uccidere? Forse che tutti gli esseri umani o gli organismi umani non devono essere uccisi?

Più sopra avevamo affermato che è sbagliato uccidere perché siamo consapevoli e sentiamo: siamo consapevoli del mondo, abbiamo sentimenti e prospettive per il nostro futuro, possiamo sentirci danneggiati, ed è questo che rende sbagliato uccidere. A volte può anche non essere sbagliato lasciarci morire, e forse anche sopprimere un altro umano, se arriviamo a una totale e permanente mancanza di coscienza, magari a causa di un grave danno cerebrale o un coma, poiché in quel caso concludiamo che la morte non possa nemmeno più danneggiarci: ci potremmo  descrivere come già morti nel senso di una avvenuta "morte cerebrale".[10]

Gli esseri umani non si devono uccidere non perché sono esseri umani (il che si ridurrebbe ad una banale tautologia), ma perché abbiamo caratteristiche psicologiche, mentali o emotive come quelle descritte. Ecco perché abbiamo diritti secondo il senso comune, e spiega anche perché rocce, microrganismi e piante non li hanno.

La difficoltà quindi sta nello spiegare perché un feto che non è mai stato cosciente né ha mai avuto alcun sentimento o stato di consapevolezza non dovrebbe venire soppresso.

Un tentativo comune è di sostenere che il feto non puo’ essere soppresso perché esiste un processo di sviluppo continuo dallo stato fetale fino a noi, e poiché ora abbiamo il diritto di non essere uccisi segue che il feto deve possedere lo stesso diritto, poiché in fondo siamo stati tutti un feto ovvero “lo stesso essere vivente” lungo tutto il cammino senza soluzione di continuità.[11] Ma questo non può essere un buon ragionamento, dal momento che abbiamo molte caratteristiche fisiche, cognitive, emotive e morali che ci mancavano allo stadio di sviluppo fetale, come pure quando eravamo bambini. Quindi, anche quando fossimo lo “stesso essere” nel tempo ciò non dimostra di suo che il feto debba necessariamente avere gli stessi diritti morali che hanno bambini e adulti. Di fatto i nostri diritti civili a volte cambiano a seconda dell’età.

Un secondo modo di argomentare propone che i diritti abbiano una qualche natura essenziale per gli organismi umani: se un organismo umano esiste allora per cio’ stesso li possiede. Si sostiene cioè che "avere diritti" sarebbe una proprietà intrinseca degli esseri umani o degli organismi umani, e quindi ogni volta che c'è un organismo umano vivente c'è qualcuno con dei diritti, anche se quell'organismo è totalmente privo di coscienza, come un feto ai suoi primi stadi di sviluppo.

Al contrario, la tesi che vorremmo portare avanti in questo libro su ciò che ci fà avere dei diritti, vede i diritti come accidentali per i nostri corpi materiali, ma essenziali (solo nel senso di importanti) per la nostra mente e consapevolezza, poiché i nostri corpi non hanno sempre "ospitato", per cosi’ dire, un essere cosciente.

Perché allora credere che i diritti abbiano una natura essenziale per gli organismi umani? Per alcuni dipende dal "tipo" di esseri che siamo, ovvero di "esseri razionali". Il ragionamento sembra questo: in primo luogo, che i diritti emergono dal fatto di essere un essere razionale, secondo la nostra “natura”. In secondo luogo, che tutti gli organismi umani, compreso il feto, sono di tale "tipo" ovvero un "essere razionale", e che pertanto ogni essere cosi fatto ha dei diritti civili.[12]

In risposta, potremmo dire che questo equivale semplicemente ad affermare che tutti gli esseri umani hanno diritti. Ed è, a dir poco, astratta. Sembra implicare una qualche specie di categorizzazione assieme alla pretesa che tutti coloro che appartengono ad una certa categoria devono necessariamente possedere certe caratteristiche morali che hanno altri in quella stessa categoria a causa di una speciale caratteristica (la razionalità) che solo questi altri hanno. Ovvero questi altri definiscono profondamente ciò che tutti sono. Se questo modo di procedere avesse un senso, perché allora non classificarci tutti come esseri non razionali, dato che saremmo dello stesso tipo del feto che appunto non è un essere razionale?

Questa spiegazione sembrerebbe implicare che i diritti in qualche modo seguono "in cascata" dal nostro stato attuale di esseri razionali fino alle nostre origini embrionali, e che quindi ciò che abbiamo dopo lo abbiamo necessariamente anche prima, perché siamo lo stesso essere o lo stesso "tipo" di essere. Ma questa idea è logicamente fallace. Ad esempio siamo esseri responsabili da adulti, anche perché siamo esseri razionali, ma un feto non è considerato responsabile di nulla. Il fatto che un individuo sia un membro di un generico gruppo o di una specie non ci dice molto sui diritti che deve possedere: è qualcosa che può dipendere dai dettagli specifici di quell'individuo, al di là del fatto che siano membri di un gruppo o di una specie.

   Per rendere il tutto più concreto, ritorniamo ai soggetti in coma permanente sopra menzionati: siamo noi dello stesso tipo di tali esseri, fatti della stessa “essenza”? In generale restiamo aperti alla possibilità che sia lecito sopprimerli o lasciarli morire, se veramente hanno perso l’autocoscienza in modo permanente. Pertanto, la stessa cosa può valere anche per altri esseri umani, come per il feto nei primi stadi di sviluppo se ciò avviene prima di aver acquisito l'autocoscienza. E se al contrario non siamo dello stesso “tipo”, o abbiamo una differente “essenza”, allora forse non siamo nemmeno dello stesso “tipo” del feto.

Domande di questo genere sorgono riguardo ai bambini anencefalici, tragicamente nati senza la maggior parte del loro cervello. Sono questi bambini dello stesso "tipo" dei bambini "normali" o del nostro? Se è così, dal momento che viene considerato moralmente ammissibile che tali bambini muoiano anche quando potrebbero essere tenuti in vita, poiché il fatto di essere biologicamente vivi non giova neppure a loro stessi, segue che la mera appartenenza alla nostra specie non implica che l'individuo abbia i nostri stessi diritti. Ma se questi bambini sono invece di un "tipo" diverso da noi, allora anche il feto senza autocoscienza potrebbe considerarsi di “tipo” notevolmente diverso.

Questa linea di argomentazione secondo la quale il feto o embrione possiede una qualche essenza del diritto alla vita è quantomeno sospetta. Anche se fosse che noi e il feto siamo dello stesso “tipo” questo non ci comunica immediatamente quali diritti dovrebbe avere il feto, ammesso che possa averne. E potremmo anche ragionevolmente pensare che, nonostante il nostro essere dello stesso tipo (ad esempio, in senso biologico), siamo anche “tipi” diversi sotto aspetti importanti (ad esempio, nel senso di una vita mentale che il feto non ha mai avuto).

La fotografia di un feto di 6 settimane potrebbe aiutare a far emergere l'ambiguità insita nel termine tipo:



 

In sintesi, la visione astratta secondo cui tutti gli organismi umani hanno diritti in virtù di una qualche essenza dovrebbe essere spiegata e difesa in modo plausibile. Va spiegato come funziona davvero. Si deve mostrare perché dovrebbe considerarsi un’argomentazione migliore di altre. In particolare migliore di una teoria dei diritti basata sull’autocoscienza e sui sentimenti che già spiega in modo semplice perché bambini e adulti hanno diritti, perché il razzismo, il sessismo e altre forme di discriminazione  sono moralmente sbagliate, e soprattutto come perdiamo questi diritti nei casi di coma irreversibile. Se le persone conservassero sempre e comunque il diritto alla vita in queste circostanze, sarebbe sempre sbagliato lasciare morire chiunque.

 

5.1.3 I feti sono persone

 

Giungiamo dunque ad affrontare il nucleo centrale del problema, vale a dire se il feto sia o meno una persona. L’argomento è il seguente:

 

I feti sono persone, (forse) fin dal concepimento.

Le persone hanno diritto alla vita e ucciderle è sbagliato.

Quindi l'aborto è sbagliato, poiché comporta l'uccisione di persone.

 

La seconda premessa sembra molto plausibile, ma ci sono alcune importanti complicazioni che verranno discusse in seguito. Concentriamoci invece sul concetto di persona, e se i feti sono persone. Cosa significa essere una persona? Una risposta sulla quale possiamo trovarci d'accordo è che le persone sono esseri con diritti e a cui attribuire valore. Questa suona come una bella risposta, ma ci riporta alla domanda iniziale: chi o cosa possiede i diritti e il valore che diamo alle persone? Cosa rende qualcuno o qualcosa una persona?

Le risposte a questa domanda sono spesso semplici affermazioni perentorie, ma questo per noi non è sufficiente: la bontà di una definizione si giudica in base a quanto si adatta all'uso di una parola. Potremmo iniziare pensando a cosa ci rende persone. Chiediamoci:

 

Siamo persone ora. O saremo sempre persone o cesseremo di essere persone. Se cessiamo di essere persone, cosa pone fine al nostro stato? Se saremo persone per sempre, cosa potrebbe significare?

 

Entrambe le domande ci dicono qualcosa sull’idea di persona. Molti ritengono che il loro stato di persona finisca solo con la morte, mentre per altri finirebbe già quando dovessero entrare in uno stato di coma permanente: il loro corpo resta biologicamente vivo ma la persona non c'è più. Cosa che causa la tristezza di chi sta loro vicino. E se invece continuiamo ad esistere dopo la morte dei nostri corpi, come sostengono alcune religioni, cosa veramente continua ad esistere? La persona, pur senza un corpo fisico! Diranno. Entrambe le posizioni suggeriscono che  il concetto di persona è definito da un insieme vago e approssimativo di caratteristiche psicologiche e mentali, di capacità razionali ed emotive: coscienza, conoscenza, ricordi e modi di comunicare, unificati in un unico carattere psicologico.

Un altro interessante esercizio potrebbe essere il seguente:

- Fare una lista di enti che sicuramente non sono persone.

- Fare una lista di enti che sicuramente sono persone.

- Fare un elenco di esseri personificati immaginari che, se esistessero, sarebbero persone: esseri che esibiscono le qualità di una persona, anche se non esistono nella realtà.

 

Esiste forse uno schema comune negli oggetti di tale lista?

Sassi, carote, bicchieri e moscerini non sono chiaramente persone. Noi siamo persone. La fantascienza ci dà esempi di esseri personificati: dare ad un qualcosa i tratti di una persona significa indicare quali sono questi tratti. In un certo modo queste personificazioni ci forniscono l’intuizione su cosa significhi essere una persona. Anche se i personaggi non umani di Star Wars non esistono, si adattano bene al concetto di persona: potremmo immaginarci di fare amicizia con loro, lavorare assieme e così via, cose che potremmo solo fare con altre persone. Un'idea comune di Dio è quella di una persona immateriale con potere, conoscenza e bontà eccezionali. Non si prega una roccia sperando che la roccia risponda: si prega solo una persona. Percepiamo spesso animali coscienti e sensibili, come gli scimpanzé, i delfini, i gatti, i cani come persone. O forse c'è qualcuno che pensa che siano più simili a rocce e cavoli, ovvero a non-persone? [13]

Questo esercizio classificatorio supporta ulteriormente una base psicologica del concetto di persona: le persone sono, alla radice, gli esseri coscienti, consapevoli e senzienti.

Per quanto riguarda l'aborto, l’embrione non sarebbe una persona proprio per questo motivo: non è ancora cosciente ne consapevole poiché il suo cervello e il suo sistema nervoso sono inesistenti o non sufficientemente sviluppati. La coscienza emerge nel feto molto più tardi durante la gravidanza, probabilmente dopo il primo trimestre o poco oltre. Questo avviene dopo che si verifica la maggior parte degli aborti. La maggior parte degli aborti, quindi, non comporta l'uccisione di una persona, poiché il feto non ha sviluppato caratteristiche di personalitàPiù avanti discuteremo brevemente gli aborti tardivi, che potenzialmente coinvolgono il feto in uno stato più possimo a quello di una persona.

Vale forse la pena notare però che se uno veramente ritiene che il feto come tale sia gia una persona, non è chiaro come possa coerentemente mantenere che una gravidanza derivante da uno stupro o da un incesto possa legittimamente concludersi con un aborto. Altri infatti sostengono è sbagliato uccidere un feto in quanto persona, anche nei casi di stupro: se qualcuno è persona o meno non dipende dalle sue origini. Non avrebbe senso pensare che, per due feti altrimenti identici, uno è una persona ma l'altro no, solo perché uno dei due è stato concepito attraverso uno stupro. Pertanto, coloro che sostengono l’argomento della personalità dell’embrione, ma pensano che gli aborti in caso di stupro siano accettabili, sembrano avere una visione incoerente.

 

5.1.4 I feti sono persone potenziali

Se i feti non sono persone, sono almeno persone potenziali, nel senso che potrebbero diventare persone. Questo è vero. Ciò, tuttavia, non significa che attualmente abbiano i diritti delle persone perché, in generale, la potenzialità di un certo ente non possiede i diritti dell’ente reale: potenziali medici, avvocati, giudici, presidenti, elettori; gli adulti, i genitori, i coniugi, i laureati non hanno i diritti dei reali individui di quel tipo.

Per alcuni una potenzialità dà il diritto almeno di provare tale capacità. Cosa che però a volte implica la collaborazione di altri: se la tua amica è una potenziale studentessa di medicina solo se le farai da tutore per molte ore al giorno, sei obbligato a farle da tutore? Se mia figlia è una potenziale campionessa di Formula Uno, sono obbligata a comprarle un'auto da corsa per allenarsi? Perché allora una donna incinta sarebbe obbligata a fornire ciò che è necessario per realizzare il potenziale del feto? Vedremo più avanti quali richieste il diritto alla vita impone agli altri in termini di obblighi di assistere altre persone.

 

5.1.5 L'aborto impedisce al feto di vivere il suo futuro

 

Uno degli argomenti contro l'aborto più discussi dai filosofi viene dal filosofo D. Marquis[14], che sostiene che è sempre sbagliato uccidere adulti e bambini perché questo ci priva dell'esperienza del nostro (presumibilmente) prezioso futuro, il che rappresenta per noi una grande perdita. E poiché anche il feto ha un futuro prezioso (un "futuro come il nostro"), questo vale anche per il feto. La sua argomentazione ha una certa presa, ma ci sono buone ragioni per dubitarne la validità.

In primo luogo, un embrione non sembra avere un futuro come il nostro, poiché, in quanto pre-conscio (non ancora autocosciente), è del tutto psicologicamente scollegato da qualsiasi esperienza futura: non esiste una catena di esperienze dall’embrione a quella della persona futura. I bambini sono quantomeno consapevoli del momento presente che porta al momento successivo; bambini e adulti pensano e pianificano il loro futuro. Il feto non può fare nulla di tutto questo, essendo completamente inconsapevole e privo di una mente.

In secondo luogo, questo fatto potrebbe anche significare che il feto, almeno in queste prime fasi di sviluppo, non ha letteralmente un futuro: se il tuo futuro non può includere te stesso nella qualità di  un oggetto fisico inanimato e non cosciente, allora gli oggetti fisici non coscienti, come un feto, non possono letteralmente essere una persona futura.[15]  Ad esempio, non puoi essere un cadavere: se il cadavere c'è, vuol dire che tu te ne sei già andato! Se questo modo di ragionare è corretto, non ha senso parlare di un “futuro” per un embrione, tanto meno un futuro come il nostro. Avrebbe senso parlare di un futuro come il nostro, solo quando vi fosse qualcuno lì da collegare psicologicamente a quel futuro soggetto, ma quel qualcuno arriva solo più tardi nella gravidanza, normalmente dopo che la maggior parte degli aborti hanno luogo.

Una terza obiezione, più astratta, e fà leva sull'osservazione che ci sono oggetti che consideriamo singoli pur contenendo parti spazialmente separate tra loro. Di fatto se ci pensiamo, quasi tutti gli oggetti sono così, se solo li guardi abbastanza da vicino. In ogni oggetto fisico c'è letteralmente sempre uno spazio tra le sue partiDa ciò consegue che si può pensare un uovo-e-lo-spermatozoo-che-lo-fertilizza come un singolo oggetto fisico. E pure questi oggetti devono allora avere un futuro di valore, per come Marquis tratta questo concetto.

Va chiarito che lo sperma e gli ovuli da soli non hanno un futuro di valore, d’accordo con Marquis: ma non è questa l'obiezione al suo ragionamento. Il problema è che la contraccezione come anche l'astinenza impedisce che si concretizzi l’esistenza futura di quell’ente (la coppia ovulo-spermatozoo) a cui attribuiamo valore. Se valutiamo che la contraccezione non è moralmente sbagliata, l'argomento di Marquis appare infondato.[16]

 

Questi sono alcuni degli argomenti più comuni contro l'aborto. E anche se li abbiamo affrontati solo brevemente, sembrano essere estremamante deboli: non suggeriscono che l'aborto è moralmente sbagliato e meno che mai dimostrano chiaramente che lo sia.

 

 

5.2 L'aborto è giustificabile in certi casi

 

Ora passiamo alle argomentazioni secondo cui l'aborto non è moralmente sbagliato in generale.

 

5.2.1 Non ci sono buone ragioni per proibire l’aborto

 

In generale si considera che un'azione è ammissibile quando non vi sono valide ragioni per ritenere che sia sbagliata. Il modo in cui questo si applica al problema in esame dipende dalla tua personale valutazione delle argomentazioni finora addotte e da altri possibili argomenti contro l'aborto.

 

5.2.2 Embrioni e feti non sono coscienti o capaci di sentire. Il concetto di persona e di danno

 

Gli argomenti più significativi in difesa del diritto all'aborto dipendono dai fatti scientifici sull’embrione e il feto che abbiamo sottolineato più volte: non sono esseri autocoscienti, non sono consapevoli di nulla, non possono sentire nulla: sono e sono sempre stati del tutto privi di una mente. La posizione che proponiamo è che esseri come questi sono molto diversi da esseri come noi, da neonati e bambini, che sono invece coscienti. Nonostante siamo tutti in qualche modo lo stesso tipo di esseri, siamo anche tipi diversi sotto altri aspetti che sono moralmente significativi. Queste osservazioni ci portano a formulare questi principi:

 

       Se un certo essere è ed è sempre stato completamente inconscioquell'essere non è sicuramente una persona.

       Se siamo sicuri che un certo essere non è una persona, allora non è moralmente sbagliato sopprimere quell'essere.

 

Questa posizione è supportata, tra le altre considerazioni, dall'idea che se qualcuno cessa definitivamente di essere autocosciente (ad es. in casi di coma permanente e irreversibile) oppure non lo diventa mai (ad es. nei neonati anencefalici) può essere consentito dare loro la morte, anche uccidendo il loro corpo fisico, poiché il loro essere biologicamente vivi non giova loro in nulla.

 

Se un essere è ed è sempre stato completamente inconscio, quell'essere non può essere danneggiato, termine che richiede la possibilità di una "svolta al peggio" per quell'essere. Ma non esiste ancora un "per quell'essere" quando si tratta di embrioni: per loro le cose non possono soggettivamente “peggiorare”. Ucciderli non li danneggia né peggiora il loro stato rispetto a come erano dal momento che non sono mai esistiti in quanto a consapevolezza.

 

Dato il fondamentale significato morale dello stato di autocoscienza e tutto ciò che ne deriva, il fatto che gli embrioni ne manchino del tutto risulta altamente rilevante per il modo in cui dovrebbero essere trattati.

 

5.2.3 Il diritto alla vita e diritti sul corpo di qualcun altro

 

Infine, supponiamo pure che quanto sopra sia errato e che il feto sia effettivamente una reale persona con ogni diritto alla vita. Questo renderebbe chiaramente sbagliato l'aborto. Il filosofo Judith Jarvis Thomson in un famoso esperimento concettuale proposto nel 1971 afferma però che non è così.[17] Ci fà notare come le persone hanno spesso un’idea ingenua di ciò che “il diritto alla vita” ci dà diritto di fare. Fra una serie di esempi intelligentemente costruiti ce ne propone in particolare uno, il più famoso, quello del "violinista di successo":

 

Ti svegli in ospedale collegato con un catetere venale ad un famoso violinista, che ha bisogno di usare i tuoi reni per rimanere in vita. Sei stato rapito appunto per soddisfare questo scopo. Se stacchi la spina, egli morirà.

Ma, tranquillo, è solo per nove mesi!

 

Il violinista ha diritto ai tuoi reni?

Violi il suo diritto alla vita se stacchi la spina e lui muore?

La maggior parte di noi risponderebbe di no, il che suggerisce che il diritto alla vita non ci dà il diritto al corpo di nessun altro, anche se quel corpo è necessario affinché la tua vita continui.

In altre parole anche se feti ed embrioni fossero persone aventi diritto alla vita, questi non potrebbero comunque vantare diritti sul corpo della donna incinta. Pertanto, almeno fino a quando non esisterà un modo per rimuovere un feto e metterlo in altri grembi, l'aborto dev’essere consentito, dato il diritto delle donne di gestire il proprio corpo e il corrispondente diritto all'autonomia e all'autodeterminazione, in particolare per quanto riguarda le questioni relative alla riproduzione.

Questo ci porta un'altra possibile definizione di aborto:

 

       Definizione 4: L'aborto è la sospensione intenzionale di ciò di cui un feto ha bisogno per vivere allo scopo di porre fine alla gravidanza.

 

Tuttavia, le intuizioni di J. Thomson non sono esenti da  controversie. Per alcuni il caso del violinista è un po' come la gravidanza conseguenza di uno stupro, dal momento che manca il consenso di una parte, mentre una gravidanza normalmente non deriva da uno stupro, e in tal caso il feto avrebbe il diritto al corpo della donna. Questo si giustifica perché lei stessa ha agito creando la situazione in qualcuno dipende da lei.

Thomson, tuttavia, ha esposto altri casi che rispondono in parte a questo tipo di obiezioni: ad esempio, se qualcuno cade in casa tua perché hai aperto una finestra, costui non ha il diritto di stare lì anche se hai fatto qualcosa che ha contribuito al suo stare là. Se, in modo magari un poco fantasioso, le persone germogliassero da "semi di persone" che galleggiano nell'aria, e pur cercando di tenerli fuori casa, uno riesce ad entrare e diventa dipendente dal tuo tappeto per la sua crescita, quella persona risultante non avrebbe un diritto di essere lì, nonostante tu abbia fatto qualcosa che ha portato all'esistenza di quella persona.

Dovremmo anche notare che l'affermazione che un agire che si traduce nell'esistenza di qualcosa che dipende unicamente da te garantisce a quel qualcosa il diritto alla tua assistenza sembra un argomento circolare. Immaginiamoci l'esistenza di una pianta o di cellule che dipendono da te: non saresti obbligato alla cura di quella pianta o di quelle cellule. Assumere che le cose siano diverse per un feto significa, beh, assumere ciò che si vorrebbe dimostrare, soprattutto se non crediamo gli embrioni siano già persone con diritto alla vita. J. Thomson ha assunto come ipotesi che il feto sia una persona per illustrare i suoi ragionamenti sul diritto alla vita.

Va chiarito però che anche se il feto non ha diritto al corpo della donna incinta, potrebbero esserci altri diritti o altri obblighi che potrebbero comunque rendere moralmente sbagliato l'aborto. Se la gravidanza durasse solo 9 ore forse sarebbe giusto obbligare una donna a fare il Buon Samaritano nei confronti del feto, anche se quest’ultimo non avesse diritto alle risorse e all'assistenza della donna: l'etica non si riduce solo al non violare diritti. L'importante qui è sottolineare che il semplice dichiarare persona l’embrione, non costituisce un “argomento schiacciante” contro l'aborto come la gente spesso crede: le cose sono più complicate di così.

 

5.2.4 Stupro e aborti tardivi

 

Ora siamo in una buona posizione per affrontare alcune delle situazioni della vita reale che abbiamo messo da parte in precedenza.

Anzitutto il caso di stupro: se siamo d’accordo che gli aborti nei primi mesi di gestazione non sono moralmente sbagliati, quelli che avvengono per stupro non lo saranno a maggior ragione. Mentre alcuni lo considerano un caso speciale che giustifica l'aborto, se l’aborto non è in generale moralmente sbagliato, allora non è necessaria alcuna argomentazione speciale a sostegno. Vale la pena osservare che chi assume che il feto sia come tale una persona dovrebbe concludere che l'aborto sia sbagliato anche in caso di stupro, perché una persona è una persona, indipendentemente dalle sue vicende.

In secondo luogo, riguardo agli aborti che avvengono tardivamente nella gravidanza: questi potrebbero interessare feti coscienti e capaci di percezione, che potremmo identificare come persone o come qualcosa di prossimo a tale status. Fortunatamente, le statistiche  suggeriscono che questi aborti sono rari e condotti solo per giustificate ragioni mediche. In rete si trovano facilmente  molte strazianti storie personali di donne che hanno abortito per difficoltà mediche, come anomalie fetali incompatibili con la vita. Nei casi di aborto molto tardivo che avvengono per motivi “frivoli”, questi potrebbero considerarsi moralmente sbagliati a motivo del dolore causato in assenza di una buona ragione.[18] Il migliore approccio sarebbe quello di assicurarsi che tutti gli aborti che possono essere fatti, siano fatti precocemente durante la gravidanza, ovvero prima che il feto possa essere in qualche misura cosciente.

Dovrebbero essere istituite leggi per vietare eventuali aborti  per ragioni banali o frivole? Ancora una volta, non tutti le azioni immorali dovrebbero essere illegali, ma, cosa più importante, un divieto di questi potenziali aborti avrebbe sicuramente un impatto negativo su altri aborti effettuati per legittimi motivi medici. Se la giustificabilità di un aborto tardivo dovesse essere provata in un tribunale, o se si dovesse passare attraverso il sistema della giustizia penale per approvare una procedura medica d'urgenza, ciò avrebbe effetti molto negativi data la lentezza, l'inefficienza e  l’incompetenza dei tribunali e del sistema di giustizia. Coinvolgere la polizia e i giudici nelle decisioni mediche private sarebbe molto dannoso per tutti, specialmente per alcuni gruppi vulnerabili: le persone di colore, gli immigrati, e i meno abbienti.

Ci sono, naturalmente, altri casi speciali della vita reale in cui si richiede un aborto, e incoraggiamo il lettore ad identificarli e valutare le differenti argomentazioni in quelle circostanze uniche.

 

In sintesi, queste sono alcune delle considerazioni più rilevanti fornite a sostegno dell'opinione secondo cui l'aborto generalmente non è moralmente sbagliato se effettualto all'inizio della gravidanza, nonché le ragioni per ritenere che gli aborti molto più tardivi potrebbero essere moralmente problematici.

Cosa rende sbagliato uccidere una vita umana e cosa rende qualcosa (o qualcuno) significativamente simile a "noi"?

A cosa dà veramente diritto il cosiddetto diritto alla vita?

Cosa significa essere una persona e qual è il significato morale di tale status?

Cosa dovrebbe essere legale e cosa dovrebbe essere illegale?

Queste sono le domande su cui ragionare assieme alle implicazioni per altre questioni etiche. Chiaramente, l'aborto è una questione complessa, e quindi le argomentazioni, se sviluppate in modo responsabile, devono affrontare tale complessità con l’aiuto della nostra intuizione morale e, speriamo, della nostra saggezza.

 

6. Conclusione     

 

Su questioni cosi’ importanti, abbiamo bisogno di argomentazioni solide per decidere come agire di fronte ai problemi reali. Molti semplicemente “sentono” che l'aborto è moralmente sbagliato o al contrario che secondo loro non lo è. Ma questioni complesse richiedono un pensiero critico informato, equo e onesto, non semplici "sentimenti" od "opinioni", e speriamo che questo saggio possa servire come modello o esempio di un tipo di impegno serio e sistematico, basato su argomentazioni e prove. Ci auguriamo che le riflessioni che il presente scritto abbia stimolato il lettore a raffinare le sue proprie argomentazioni su questa o su altre questioni.

Ci siamo concentrati sui punti di disaccordo, ma vogliamo concludere su un punto di accordo. Tutti conveniamo sul fatto che dovrebbero esserci meno aborti. Anche le persone che credono che l’aborto non sia in generale moralmente sbagliato non pensano che abortire sia il miglior modo per risolvere il problema del controllo delle nascite. Dovremmo essere d'accordo almeno sul fatto che, come società, potremmo fare di più per ridurre la “domanda” di aborti, affrontando le molte cause che portano le donne a ricercarlo.[19] In altri paesi non ci sono tanti aborti come gli Stati Uniti. In molti casi ciò è dovuto a scelte fatte per rendere più facile soddisfare certi bisogni economici, medici e familiari. Potremmo seguire tutti questi buoni esempi in molti modi diversi. Sarebbe qualcosa di molto positivo, non solo per il problema discusso finora, ma per quello che siamo come cittadini di una società plurale.



 

7 Per ulteriori letture

 

Questi tre articoli ampiamente ristampati sono gli scritti filosofici fondamentali sull'aborto:

Thomson, Judith Jarvis. "Una difesa dell'aborto". Philosophy & Public Affairs 1, no. 1 (1971): 47-66 .

Warren, Mary Anne. "Sullo stato morale e giuridico dell'aborto". The Monist (1973): 43-61 .

Marquis, Don. "Perché l'aborto è immorale." The Journal of Philosophy 86, no. 4 (1989): 183-202 .

“A Defense of Abortion” di David Boonin fornisce una panoramica critica completa e sistematica di molti argomenti in difesa dell'aborto:

Bonin, David. Una difesa dell'aborto. Cambridge University Press, 2003

Un suo libro più recente sull'aborto:

Bonin, David. Oltre Roe: perché l'aborto dovrebbe essere legale, anche se il feto è una persona. Oxford University Press, 2019 .

“Reason & Argument” di Richard Feldman è il miglior testo disponibile per l'analisi di cosa significa "pensiero critico":

Feldman, Richard. Ragione e argomento, 2a edizione. Pearson / Prentice Hall, 1998 .

Alcune altre letture introduttive di Nathan Nobis e Kristina Grob, sull'aborto:

"Etica e aborto" a Filosofia in 1000 parole: un'antologia introduttiva (1000WordPhilosophy.com.

Early and later Abortions: Ethics and Law”, in Ethics: Left and Right di Bob Fischer (Oxford University Press, di prossima pubblicazione): questa è fondamentalmente una versione più breve di questo libro.

"Pensare in modo critico all'aborto" su Decaturish.com (2019): una lettera filosofica all'editore di un quotidiano georgiano.

"Argomenti comuni sull'aborto" e "Argomenti (filosofici) migliori sull'aborto" di Nathan Nobis e Kristina Grob, in Noah Levin, ed., Introduzione all'etica: una risorsa educativa aperta (NGE Far Press, 2019) [entrambi i capitoli]. Questo libro è uno sviluppo e un'espansione di questi capitoli.


 

8 Domande per una discussione

 

1              Argomentare bene: uno degli obiettivi di questo libro è cercare di contribuire a migliorare la qualità della discussione sul tema dell'aborto.

 

1.a        Come pensare sull'aborto nel modo più chiaro possibile? Quali argomentazioni sono invece deboli? Quali sono gli esempi? Chi secondo te propone argomenti logicamente validi e chi invece no? In che posizione sei tu su queste questioni, e come potresti migliorarla, se dovessi?

1.b        Quali conoscenze, abilità o attitudini sono in grado di rendere qualcuno un buon pensatore? Si possono acquisire queste attitudini o abilità? Come?

 

2              Conoscere le opinioni degli altri : l'aborto è un argomento in cui si tende a a fraintendere le ragioni delle persone con cui non ci si trova d'accordo.

 

2.a        Perché le persone spesso non hanno familiarità con ciò che gli altri pensano e le loro motivazione?

2.b        Se hai già un’opinione sull'aborto, sei sicuro di sapere cosa pensa chi ha opinioni diverse? Se dicessi: "Ecco quel che pensi, e qui ci sono i motivi che adduci per pensarlo", sarebbe d'accordo? Provatelo, magari a casa! Se la risposta è "no", è un problema?

 

3              Metodi e tecniche: gli autori suggeriscono che il "pensiero critico" implica una definizione accurata delle parole, un'esposizione accurata e completa degli argomenti e il pensare a ciò che elucida meglio i fatti, includendo alcune convinzioni morali comuni, per trovarci in una posizione migliore per decidere se dovremmo accettare certe conclusioni o meno.

 

3.a        Ti sembra un metodo utile? Se sì, perché?

3.b        Quali altre tecniche o abilità sono utili per il pensiero critico, in particolare sull'aborto?

3.c        Cosa si può fare per incoraggiare l'uso di questi  metodi nella forma su cui pensare ai problemi?

 

4              Definizioni: questo saggio inizia esaminando tre definizioni di aborto e sostiene che una definizione è  migliore rispetto alle altre due.

 

4.a        Quale definizione di aborto pensi sia la migliore? Come mai?

4.b        Nella discussione su Judith Thomson e il diritto alla vita, il presente saggio presenta una quarta definizione: come la valuti?

4.c        Ci sono altre buone definizioni di aborto che vale la pena considerare?

 

5              Argomenti circolari: questo tipo di argomentazioni implicano la fallacia logica di assumere fin dal principio la conclusione a cui si vorrebbe arrivare. Questo tipo di fallacia è spesso presente in entrambe le parti che discutono.

 

5.a        Perché gli argomenti circolari sono così comuni? Perché le persone li formulano? Perché non si rendono conto che questi argomenti sono invalidi?

5.b        Conosci altre argomentazioni circolari sull'aborto, oltre a quelle discusse in questo saggio?

5.c        Come si possono evitare argomentazioni circolari?

 

6              “Argomenti superficiali: questo saggio esamina molti argomenti comuni che non sono argomenti validi.

 

6.a        Conosci altre argomentazioni di questo tipo (non argomentazioni circolari)? Perché non sono solide?

6.b        Se simili argomentazioni sono davvero deboli, perché le persone continuano a proporle? Cosa si può fare per aiutarle a rendersene conto e a "passar paginaa favore di argomentazioni migliori?

 

7              Aborto e religione: a volte si pensa che le opinioni delle persone sull'aborto siano determinate dalle loro opinioni religiose.

 

7.a        Se sei di qualche religione, sei veramente tenuto ad accettare un certo punto di vista sull'aborto? La religione ha disaccordi “interni” su questo tema? In che modo i membri di queste religioni spiegano questo disaccordo? Le loro spiegazioni sono convincenti?

7.b        E’ ammissibile “legare” il tema dell'aborto a particolari prospettive religiose, moralmente o giuridicamente?

7.c        Ci sono vantaggi nel “legare” il tema dell'aborto con una prospettiva religiosa, moralmente o giuridicamente?

 

8              Le argomentazioni dei filosofi: questo saggio discute le principali argomentazioni presentate dai filosofi sulla questione. Questi sono gli argomenti tipici affrontati in un corso Introduzione all'Etica, Problemi Morali Contemporanei o anche Introduzione alla Filosofia o al Pensiero Critico.

 

8.a        Quali delle argomentazioni che questo saggio riporta, su cui i filosofi tendono a concentrarsi, ti sono familiari e quali sconosciute?

8.b        Ce ne sono alcuni che pensi di non capire e su cui hai domande?

8.c        Quali sembrano essere buoni argomenti e quali no?

8.d        Ci sono altri argomenti che ritieni importanti ma che sono stati trascurati?

 

9              Sul concetto di persona: molti presumono che la questione se il feto sia una persona o meno sia la principale preoccupazione morale e legale dell'aborto.

 

9.a        Se chiedessi ad altre persone cosa sono le "persone", come pensi che risponderebbero? Come capire se le loro risposte sono sensate?

9.b        Quali sono i punti di forza della proposta su cosa sono le persone presentati in questo saggio? Quali sono i punti deboli, se ce ne sono?

9.c        Questa definizione di persona viene sviluppata partendo da casi chiari di esseri che esibiscono certe caratteristiche. Supponiamo che qualcuno dica che gli embrioni sono chiaramente persone e quindi li incorporeranno nella loro definizione. Ci sono difficoltà nel fare tale affermazione, se l'obiettivo è determinare cosa sono, in generale, le persone? (Questa affermazione è circolareCi aiuta a spiegare perché siamo persone? Ci aiuta a capire perché gli esseri personificati mostrano molte delle caratteristiche che noi stessi ci attribuiamo?)

9.d        Quando il “potenziale” di qualcuno conferisce loro diritti su qualcosa?

9.e        Essere una persona ti dà diritto al corpo di un'altra persona, o che questa debba aiutarti, indipendentemente dal costo per se stessa? E quali costi sono troppo alti, se ce ne sono? In sostanza, quanto è importante che il feto sia visto come persona nel dibattito generale sull'aborto?

 

10          “Essenze” e “generi”: alcuni sostengono che noi, gli embrioni e i feti siamo lo stesso “tipo” di esseri, che abbiamo la stessa “essenza”, caratteristiche essenziali o la stessa “natura”. La tua essenza è ciò che, se la "perdessi", smetteresti di esistere. Se ad es. in questo momento indossi i calzini, questo fatto su di te non fa parte della tua essenza, poiché continui ad esistere anche se li togli!

 

10.a    Qual è la tua essenza? Quali qualità o caratteristiche ti rendono tu, e se queste venissero perse, non esisteresti più? Come fai a saperlo?

10.b    Qual è l'essenza di un feto umano? Come puoi stabilirlo? Quante risposte ci sono alla domanda: "Che tipo di esseri sono i feti?"

10.c    Noi e un feto abbiamo la stessa essenza? Siamo lo stesso tipo di essere? Siamo diversi sotto qualche aspetto? Quale "tipo" di essere determina come qualcosa o qualcuno dovrebbe essere trattato?

10.d    Se dovessi morire domani, c'è qualcosa del "tu" o della tua "essenza" che rimane? Forse la tua reputazione, eredità, nei ricordi di altre persone, ecc. È questo il caso di un feto?

 

11          Il "diritto alla vita": la maggior parte delle persone ritiene giusto avere il diritto alla vita

 

11.a    Se chiedessi alle persone perché hanno diritto alla vita, come pensi risponderebbero? Le loro risposte sono risposte valide?

11.b    Quali sono i punti di forza delle proposte su cosa sia il diritto alla vita, e perché ce l'abbiamo, per come presentate in questo saggio? Quali sono i punti deboli, se ce ne sono?

11.c    Quando, se mai, qualcuno avrebbe diritti sul corpo di qualcun altro? Come possono arrivare ad avere tali diritti? Qualcuno potrebbe legittimamente dare a qualcun altro tale diritto? Come?

 

12          Informazioni sui fatti: questo saggio fornisce alcune informazioni sintetiche sullo sviluppo fetale e quando e perché si verificano gli aborti.

 

12.a    Come cambierebbero le argomentazioni degli autori se queste informazioni fossero del tutto errate? Ad esempio, cosa succederebbe se il feto diventasse cosciente molto, molto prima di quanto suggeriscono le prove attuali? Oppure se la maggior parte degli aborti avvenisse molto, molto più tardi nella gravidanza?

12.b    Cosa cambierebbe se tutti gli aborti fossero stati eseguiti molto presto durante la gravidanza, non solo la maggior parte di essi? Ciò cambierebbe in qualche modo la natura del dibattito?

12.c    Supponendo che qualcuno dica che le informazioni date qui sono errate e le fonti inaffidabili: come dimostrarlo? Quali possono essere le fonti più affidabili e accurate sui fatti? Se le fonti sono in disaccordo, come facciamo a capire quale fonte è corretta?

 

13          La legge: l'aborto è sia una questione etica sia morale, e pone domande su quali leggi dovremmo avere, quali azioni dovrebbero essere criminalizzate e cosa dovremmo permettere.

 

13.a    Alcune azioni moralmente sbagliate sono, e dovrebbero essere, illegali. Altre azioni sbagliate non sono illegali e non dovrebbero essere dichiarate illegali. Quando, in generale, le azioni dovrebbero essere illegali e criminalizzate? Quando, in generale, un'azione dovrebbe essere mantenuta legale?

13.b    Gli autori sostengono che se gli aborti tardivi fossero illegali, ciò potrebbe avere effetti negativi per le donne che hanno ne bisogno per motivi medici. Sei d'accordo? Perché, o perché no? Quanto è frequente questo problema? Vedi un modo per rendere illegale qualsiasi aborto senza incorrere in aspetti negativi?

 

  

 

RIGUARDO AGLI AUTORI

 

Nathan Nobis, Phd., è Professore Associato di Filosofia al Morehouse College di Atlanta, Georgia. È autore e coautore di numerosi articoli, capitoli e altri scritti di etica e filosofia.

 www.NathanNobis.com

 

Kristina Grob, Phd., è Professore Assistente di Filosofia presso l'University of South Carolina Sumter. I suoi interessi includono l'etica e lo sviluppo morale. Ogni semestre mostra agli studenti che la filosofia può diventare parte di uno stile di vita, indipendentemente dalle loro occupazioni quotidiane



[1] Si possono fare molti esempi di azioni sbagliate per cui non dovresti essere incarcerato: mentire al tuo migliore amico, insultare tua madre alle sue spalle, augurare un incidente a qualcuno che ti taglia la strada nel traffico, non mantenere la promessa di falciare il prato del tuo vicino, etc. In generale, essere scortesi con gli altri in modi che li feriscono magari anche profondamente.

[2] Accettiamo qui che le misure contraccettive non sono misure abortive. Qui “contraccezione” è intesa come qualsiasi misura che prevenga la fecondazione o l'impianto. L'aborto è inteso come l'uccisione di un feto già impiantato e in via di sviluppo.

[3] Più avanti, tuttavia, vedremo che ci sono ragioni per definire l'aborto come l’intenzionale sottrazione di ciò di cui un feto ha bisogno per vivere allo scopo di porre fine a una gravidanza. Questa definizione può essere sviluppata a partire da alcune intuizioni su ciò che sembra implicare il diritto alla vita.

[4] Va riconosciuto che, sebbene ci siano molte ricerche sulla percezione del dolore nel feto, non sembra esserci altrettanta ricerca su quando, se mai, il feto potrebbe diventare cosciente pur senza essere in grado di provare nulla di piacevole o doloroso.

[5] Questa metafora è attribuita a Bob Fischer, che l'ha presentata in un bellissimo e commovente elogio, descrivendo il trapasso come l'irreparabile rottura di una finestra sul mondo.

[6] Invitiamo il lettore a cercare nella letteratura medica (ad es. su http://PubMed.gov) ricerche sulle disuguaglianze di trattamento sanitario nelle minoranze. Ad. es.: "Complicanze alla nascita pericolose per la vita più comuni nelle minoranze, risultati di uno studio", NBC News (ottobre 2018). Per un'importante discussione generale, vedere "Gli Stati Uniti hanno il peggior tasso di morte materna nel mondo sviluppato", NPR (maggio 2017), che fa parte della serie "Lost Mothers: Maternal Mortality In The US".

[7] L’appello alla Bibbia come a qualsiasi altra fonte considerata l'autorità, porta a questo dilemma: o ci sono buone ragioni per accettare ciò che quell'autorità afferma o no. In caso negativo non dovremmo accettare ciò che dice l'autorità. Se ci sono buone ragioni, allora quelle ragioni - che tutti possiamo discutere - sarebbero il motivo stesso per cui dovremmo accettarle, non perché lo dice l'autorità. Questo criterio viene applicato a versetti della Bibbia moralmente problematici, proprio perché abbiamo buone ragioni per rifiutare la guida morale suggerita da quei versetti. Per la discussione di questi problemi, che sono legati al "dilemma dell'eutifrone" affrontato da Socrate, vedere "Perché Dio dice così: sulla teoria del comando divino" di Spencer Case, in 1000-Word Philosophy: An Introductory Anthology, 1000WordPhilosophy.com.

[8] Si veda, ad esempio, il caso giudiziario del 1978 di McFall v. Shimp. Un uomo con una malattia mortale (McFall) cita in giudizio suo cugino (Shimp) per ricevere un trapianto di midollo osseo potenzialmente salvavita. Il giudice rifiuto’ di costringere Shimp a donare il suo midollo osseo con la motivazione che forzarlo “violerebbe la sacralità dell'individuo e imporrebbe una regola che non conoscerebbe limiti e non si potrebbe immaginare dove sarebbe tracciata la linea."

[9] Per una discussione su cosa avrebbe potuto essere diverso rispetto al passato in modo tale che tu non sia mai esistito, vedi "Origin Essentialism: What Could Have Been Different about You" di Chad Vance?” in Filosofia in 1000 parole, 1000WordPhilosophy.com.

[10] Vedi "Euthanasia, or Mercy Killing" di Nathan Nobis in 1000-Word Philosophy: An Introductory Anthology (1000WordPhilosophy.com.

[11] Francis Beckwith sottolinea molto questo punto in Defending Life: A Moral and Legal Argument Against Abortion Choice, Cambridge University Press, 2012. Per una discussione più estesa vedi "Abortion, Metaphysics and Morality: A Review of Francis Beckwith's Defending Life: A Moral and Legal Case Against Abortion Choice " di Nathan Nobis, The Journal of Medicine and Philosophy, Volume 36, Issue 3, June 2011, 261 –273.

[12] Argomenti come questo sono dati da Robert George e Christopher Tollefsen in numerose fonti come ad es. in Embryo: A Defense of Human Life (Doubleday, 2008). Vedi in risposta "Reply to Christopher Tollefsen on Abortion" di Nathan Nobis (di prossima pubblicazione in Bob Fischer's Ethics: Left and Right , Oxford University Press, 2019).

[13] Per una discussione sulla natura dell’idea di persona, scritta da tredici filosofi, vedi Kristen Andrews, et al., Chimpanzee Rights: The Philosophers' Brief, Routledge 2018. Questo libro affronta la domanda generale su cosa significhi persona e dà risposte plausibili alla domanda se gli scimpanzé siano persone, una discussione applicabile alla vita fetale. Questo libro nasce da un amicus brief, uno scritto indirizzato ai giudici di una corte. Per la discussione sullo "stato morale" degli animali non umani e lo "stato morale" del feto umano, vedi Nathan Nobis, "Abortion and Animal Rights: Does Each Topic Lead to the Other?", in Center for Values and Social Policy dell'Università del Colorado, Cosa c'è che non va?

[14] "Perché l'aborto è immorale" di Don Marquis. The Journal of Philosophy 86.4 (1989): 183-202.

[15] Per la discussione su ciò che potresti non potresti diventare, vedi "Origin Essentialism: What Could Have Been Different about You?" di Chad Vance, in Filosofia in 1000 parole: un'antologia introduttiva, 1000WordPhilosophy.com. Per un'introduzione alla questione di come continuiamo ad esistere nel tempo nonostante i molti cambiamenti fisici, psicologici e morali che succedono, vedi “Identità personale” dello stesso autoreQuesto saggio presuppone una teoria psicologica dell'identità personale e propone argomenti a suo favore e contro le teorie corporee .

[16] Per approfondire alcune delle obiezioni considerate in questa sezione, vedere "Personal Identity and Ethics" di David Shoemaker, The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Winter 2016 Edition), a cura di Edward N. Zalta.

[17] Vedi Judith Jarvis Thomson, "A Defense of Abortion",  Philosophy and Public Affairs 1, n. 1 (1971): 47-66 .

[18] Alcuni insistono sul fatto che gli aborti tardivi non vengono mai fatti per ragioni frivole, che le donne che lo considerano lo farebbero solo per ragioni molto serie. Anche se possiamo sperare che questo sia vero, non siamo sicuri se ci siano prove sufficienti per crederlo. Dopotutto, ci sono persone coinvolte qui, ed è noto che a volte sono del tutto indifferenti anche alle peggiori crudeltà e illeciti. Se ci sono alcune donne che hanno aborti tardivi per motivi frivoli, potrebbero averlo fatto di nascosto. Una volta che il feto raggiunge la capacità di vita autonoma, ci sono molte, molte più restrizioni imposte all’aborto. E’ probabile che tali aborti, se e quando si verificano, vengano effettuati al di fuori degli Stati Uniti o in contesti illegali e non ufficiali.

[19] Per esempi, vedi questo comunicato stampa della Washington University del 2012 "L'accesso al controllo delle nascite gratuito riduce i tassi di aborto " e il 2016 del Guttmacher Institute "Nuova chiarezza per il dibattito sull'aborto negli Stati Uniti: un forte calo nella gravidanza involontaria sta guidando il recente declino dell'aborto" e altre proposte per  ridurre il numero di aborti.

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